Posts written by Ary64

view post Posted: 7/3/2010, 16:32 Dal Mito al Racconto... - Letteratura Fantasy
Sapevo ti sarebbe piaciuto, perchè piacendo tanto anche a me (è risaputo che siamo sicuramente sorelle siamesi separate alla nascita!), ho avuto il sospetto che avresti gradito anche tu, e spero, visto l'interessantissimo argomento, anche tutte le belle streghe di casa! :DDDDD

Ogni volta che aggiorneranno lo farò anch'io!
view post Posted: 7/3/2010, 15:42 Terry Pratchett - Letteratura Fantasy
Terry Pratchett



C'era una volta Mondo Disco. Ce n'è ancora un bel po'. Mondo Disco è il mondo piatto, portato a spasso per l'universo sul dorso di una tartaruga gigante, che fino a questo momento è stato fonte di ispirazione per ventisette romanzi, quattro mappe, un'enciclopedia, due serie animate, magliette, sciarpe, modellini, spillette, birre, ricami, penne, poste... e noi ne siamo molto felici! ^_^



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Ed ecco Terry Pratchett, sempre divertente leggere del Mondo Disco! :D

L'articolo è di FantasyMagazine.

La Scienza di Mondo Disco

Sul Mondo Disco la scienza non esiste, perciò viene ricreata con la magia. Così i maghi possono studiare un buffo mondo rotondo (come la Terra!) e vederne il funzionamento: il lettore può così osservare loro, in questo viaggio di scoperta.



Stravagante! La materia si aggrega in forme più o meno tondeggianti chiamate pianeti, e non in dischi retti sulla schiena da tartarughe giganti. Per seguire queste sconvolgenti rivelazioni scientifiche dobbiamo far riferimento alla Scienza di Mondo Disco edito in Italia da Salani.
Ad accompagnarci nel viaggio è Terry Pratchett, autore di questo universo comico e fantastico. Il mondo "reale" viene creato per un esperimento dei maghi dell'Università Invisibile: un bizzarro pianeta rotondo e tutto un universo dove la magia non ha influenza. Questi maghi curiosi possono far scorrere a piacere il tempo e vedere cosa succede: i mutamenti del paesaggio, il sorgere della vita, l'evoluzione di specie intelligenti.

Pratchett dà quindi vita a un percorso introduttivo sulla scienza, con l'aiuto di un matematico (Ian Stewart) e un biologo (Jack Cohen), un cammino iniziato nel 1999 con Science of Discworld e proseguito con The Science of Discworld II: The Globe (2002) e Science of Discworld III: Darwin's Watch (2005).
Tutto è visto dalla bizzarra prospettiva del Mondo Disco, per cui ciò che diamo per scontato richiede una spiegazione, e così abbiamo una introduzione semplice e divertente a svariate tematiche scientifiche. E la magia? Per Pratchett non è un problema, la realtà copre anche questo aspetto: "c'è più magia in un telecomando che nel cappello di un mago!" E se la gente si sorprende davanti alla fantasia la magia non c'entra: è solo la prospettiva ad essere sbagliata.

Perciò se avete sempre odiato le scienze e non sopportate i numeri, l'ultima speranza non è ancora perduta: potete ritentare di capirci qualcosa con La Scienza di Mondo Disco!

La scienza di Mondo Disco pur svolgendosi su “quel mondo” non fa parte della saga principale, ma appartiene a un filone che possiamo dire secondario (ma non meno interessante e divertente) con un tema scientifico.
Nel romanzo tutto ha inizio su Mondo Disco, quando un esperimento fatto dai maghi dell’Università Invisibile andò leggermente male e così quest’ultimi si trovarono ad osservare uno strano universo che aveva uno strano pianeta tondo con delle caratteristiche molto strane.
Inizia così per il lettore un viaggio in un mondo fantasy tutto particolare, che è anche seria e interessante divulgazione scientifica.
Brano iniziale:

C'era una volta Mondo Disco. Ce n'è ancora un bel po'. Mondo Disco è il mondo piatto, portato a spasso per l'universo sul dorso di una tartaruga gigante, che fino a questo momento è stato fonte di ispirazione per ventisette romanzi, quattro mappe, un'enciclopedia, due serie animate, magliette, sciarpe, modellini, spillette, birre, ricami, penne, poster e probabilmente, tra ora e la pubblicazione di questo libro, anche di un talco e un bagnoschiuma (o forse no, ma è solo questione di tempo).
In parole povere, è diventato immensamente popolare.
E Mondo Disco funziona grazie alla magia.
Mondo Tondo (il nostro pianeta, e per estensione l'universo in cui si trova) funziona grazie alle regole. In realtà funziona e basta. Ma noi l'abbiamo osservato, e queste osservazioni e le conseguenti deduzioni costituiscono le basi stesse della scienza.
Maghi e scienziati, a prima vista, sono due mondi lontani. Certamente un gruppo di persone che vestono in modo strano, vivono in un mondo tutto loro, parlano una lingua speciale e spesso fanno affermazioni che sembrano in aperto contrasto con il buonsenso non ha nulla in comune con un gruppo di persone che vestono in modo strano, parlano una lingua speciale, vivono in un... ehm...
No, ricominciamo. C'è un legame tra scienza e magia? È possibile che la magia di Mondo Disco, con i suoi maghi ec centrici, le sue streghe sbrigative, i troll ostinati, i draghi sputafuoco, i cani parlanti e la MORTE in persona, getti una luce significativa sulla dura, solida, razionale scienza della Terra?
Secondo noi si.

Gli autori:

Terry Pratchett è l'inventore del genere fantastico-comico. Come se non bastasse, non si contano più i premi e i riconoscimenti che gli hanno conferito. Tra questi la Carnegie Medal, quattro lauree honoris causa e la nomina di Ufficiale del l'Impero Britannico per meriti letterari. Ormai autore di culto in tutto il mondo, è stato definito il genio della fantasy umoristica. Nel gennaio del 2009 la Regina ha conferito a Terry Pratchett l'investitura a Cavaliere per i suoi servizi alla causa della let teratura.
Nel 1999 Terry Pratchett nominò sia Ian Stewart che Jack Cohen 'Maghi onorari dell'Università Invisibile' durante la stessa cerimonia all'università di Warwick in cui fu insignito di una laurea ho noris causa.

Ian Stewart è un matematico e scrittore britannico, professore di matematica all'Università di Warwick in Inghilterra e un conosciuto scrittore di fantascienza. I suoi libri di divulgazione scientifica sono tradotti in tutto il mondo.

Jack Cohen è un biologo britannico specializzato in embriologia molto noto anche per i suoi libri di divulgazione scientifica e le sue collaborazioni in campo fantascientifico. Ha lavorato come consulente per romanzieri e televisione per la realizzazione di alieni plausibili.

La “quarta”:

All'Università Invisibile un esperimento è appena andato storto e ora i maghi si ritrovano a spiare un cosmo con un pianeta sferico al centro (che chiamano Mondo Tondo perché lì la materia sembra accumularsi in sfere anziché in dischi piatti retti da tartarughe): un posto straordinario dove bizzarramente né la magia né il comune buon senso sembrano avere una sola possibilità contro la logica.Quel pianeta, ovviamente, è il nostro. E Mondo Tondo è la Terra.
E mentre i maghi la guardano evolversi, noi seguiamo la storia del nostro universo. Con l'aiuto dei due grandi scienziati Ian Stewart e Jack Cohen (un matematico e un biologo specializzato in embriologia e riproduzione), Pratchett dà vita a un libro in cui alla trama fantasy ambientata a Mondo Disco si alternano parti scientifiche scritte con vivacità e leggerezza ma profonda accuratezza. E una volta che si è osservata la Terra dalla prospettiva di Mondo Disco, niente sembrerà più come prima...

Terry Pratchett, La scienza di Mondo disco (The Science of Discworld, 1999)
Traduzione Valentina Daniele, Salani Editore, pagg. 460, euro 12,50
ISBN 978-88-6256-155-6
Autore: Bruno Bacelli e Pino Cottogni - Data: 1 marzo 2010


Edited by Ary64 - 10/9/2010, 11:23
view post Posted: 7/3/2010, 12:10 Tim Burton da Alice in Wonderland a... - Magie su pellicola
L'articolo è di BadTaste.

Ultimo macropod: Alice torna a Wonderland

Scritto da Andrea
SABATO 06 MARZO 2010

Ormai Alice in Wonderland è uscito nei cinema di tutto il mondo: la Disney ha pubblicato un ultimo macropod del film di Tim Burton, dedicato al ritorno di Alice e ricco di scene inedite...


Fonte: BadTaste.it
Mentre Alice in Wonderland esce nei cinema di tutto il mondo, la Disney pubblica un ultimo lungo macropod dedicato al film di Tim Burton.
Nel video, incentrato sul ritorno di Alice a Wonderland e che inquadra la protagonista come una vera e propria eroina d'azione, vediamo numerose scene inedite inframmezzate a interviste con gli attori:



view post Posted: 4/3/2010, 18:43 Harry Potter e I Doni della Morte - HP film
Ragazze io vado avanti, ci sono un paio d'interviste che posterei, prima di scrivere i vari commenti!
Sono arrivate fresche fresche! :D

La traduzione delle interviste non è delle migliori, ma io non ho voglia di rifarla, quindi ci teniamo questa, tanto il senso si capisce!

Tutte e due le interviste sono di Portus.


Radcliffe parla dell'Epilogo e della scena della Foresta dei DDM

MTV ha pubblicato una nuova intervista a Daniel Radcliffe, interprete di Harry Potter nell'omonima serie cinematografica, in cui l'attore ha discusso di chi interpreterà Lily Luna nel settimo e ottavo adattamento cinematografico, Harry Potter e i Doni della Morte, e dell'impegnativa scena della foresta che ha visto la partecipazione di attori come Gary Oldman (Sirius), David Thewlis (Remus), Adrian Rawlins (James) e Geraldine Somerville (Lily).

Attenzione all'alto rischio di SPOILER

Fonte: Snitchseeker


Ecco un estratto dall'intervista:

"Alcune persone hanno finito di raccontare la propria storia e stanno tornando a casa" ha detto Radcliffe di attori come Helena Bonham Carter. "E' strano vederli andarsene per sempre".

"L'altra volta pensavo a questo, nella sala trucco in cui mi reco oramai da 10 anni, che un giorno — tra quattro o cinque mesi — varcherò quella soglia per l'ultima volta. Specialmente perchè, a riprese ultimate, ristruttureranno l'intero studio, buttando giù qualcosa e poi ricostruendo".

"Sarà magnifico" ha dichiarato dell'opera di rinnovo che avverrà negli studi che hanno ospitato Potter per un decennio. "Sarà fatto un grande investimento per i Leavesden Studios, e l'Inghilterra avrà un terzo studio cinematografico. Hanno già gli studi Shepperton e i Pinewood ma ora l'acquisto dei Leavesden darà una spinta all'industria cinematografica inglese, il che è una battaglia da portare avanti di continuo".

Riguardo l'epilogo ha dichiarato: "Abbiamo fatto alcuni test e il risultato è davvero molto buono. Mia figlia, si spera, sarà interpretata dalla figlia di Amanda Knight, direttrice del reparto trucco. E' nata la settimana prima della mia scritturazione e ora ha 9 anni; è in un certo senso la personificazione del tempo che siamo stati qui. Ha capelli rossi come Ginny e gli occhi azzurri come i miei, per cui è perfetta per interpretare nostra figlia".

Riguardo la scena della foresta: "L'abbiamo girata ed è stato davvero difficile. Si tratta di una di quelle scene che tenevo a fare bene con tutto me stesso. Mi sentivo davvero sotto pressione per cui non sono riuscito a godermela come avrei fatto in altri casi. Gary [Oldman - Sirius Black] era lì, così come David Thewlis [Lupin] che è morto a quel punto del film, e anche i miei genitori interpretati da Adrian [Rawlins] e Geraldine [Somerville]".


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E questa è di Jason Isaac!




Jason Isaacs dice addio a Harry Potter e alla sua parrucca!

Jason Isaacs ha parlato di recente con Coming Soon durante la promozione del suo ultimo film dal titolo Green Zone. L'attore, interprete di Lucius Malfoy nei film di Harry Potter, ha confermato di aver concluso le riprese del settimo e ottavo adattamento cinematografico, Harry Potter e i Doni della Morte, pronunciandosi triste per la fine di una serie cinematografica durata 10 anni.

Ecco un estratto dall'intervista:

Partecipi anche a una serie cinematografica importante, Harry Potter, vero?

- Non più, non farmi piangere. -

Hai finito di recente. Puoi parlarci della tua esperienza negli ultimi film?

- Be', è triste per me. Ero già nostalgico per Harry Potter mentre giravo sapendo che la fine era vicina. Ho girato due film poichè l'ultimo libro è stato diviso in due film. E' stata un'esperienza fantastica perchè sono tornati tutti quelli che sono rimasti vivi, ma anche alcuni dei morti. C'è una lunga sequenza in cui tutti coloro che sono ancora in piedi sono lì, quando le forze del bene si scontrano con le forze del male.

Non c'è esperienza più bella che sedersi per il set di Harry Potter durante una pausa e ascoltare con piacere Maggie Smith, Michael Gambon, Bill Nighy e Jim Broadbent che raccontano storie e scherzare fino a pochi secondi prima di filmare una scena. E' magnifico. Questa grande serie ha una conclusione epica. Sono sempre stato consapevole del fatto che avrei dovuto mettere in una scatola la mia capelluta parrucca e dire addio al bastone da passeggio. Tutta la gioia del momento era pervasa da tristezza, almeno per me. -

Molti fan sono impazienti di guardare le scene conclusive della seconda parte per la grande battaglia. Puoi parlarci delle riprese di quella scena?

- Credo che dopo anni trascorsi nell'adattamento di questi libri incredibilmente popolari, i produttori siano diventati sempre più sicuri del moto ottimale di trarne una fantastica esperienza cinematografica, tagliando e cambiando scene del libro qualora fosse necessario, sempre con l'approvazione di Jo Rowling. Credo che la fine della serie sarà un fantastico banchetto visivo. Sarà più che soddisfacente per i lettori che non vedranno il libro sullo schermo. Sarà qualcosa di più, qualcosa di diverso. Tutti sanno che si tratta di una serie molto amata che è giunta al termine dopo otto film, e che necessita di essere consistente in modo che il pubblico possa sentirsi appagato. E' come un giro sulle montagne russe di dieci anni, non di due ore; tutti sapevamo che prima o poi sarebbe giunta la fine, e durante le riprese l'abbiamo avvertita nell'aria. -
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view post Posted: 4/3/2010, 13:35 Tim Burton da Alice in Wonderland a... - Magie su pellicola




Alice in Wonderland - la recensione

fonte: Comingsoon.it


“Alice nel paese delle meraviglie” (e “Attraverso lo specchio”) e Tim Burton: da questa accoppiata schiere di fan in tutto il mondo si aspettavano cose strabilianti. Da sempre infatti il talento visionario del regista di Burbank era ritenuto tra i più adatti per una nuova traduzione in immagini delle storie di Carroll, e la sua sensibilità dark e gotica, ma al tempo stesso ironica e vitale, come l’accordatura ideale per cogliere tutti i toni dei romanzi. Ma le aspettative vanno sempre misurate sulla base dei fatti e delle contingenze reali: non si poteva e non si può ignorare che questo sia un film che nasce targato Disney (quella stessa Disney che all’inizio degli anni Ottanta non sapeva bene che fare della irrequieta e non conforme creatività del giovane regista), con tutto quello che un imprimatur del genere comporta. Compresa una sceneggiatura a firma di qualcuno (Linda Woolverton) che ha all’attivo storie di certo non anticonvenzionali come quella, ad esempio, del Re Leone.

Se è innegabile che da Alice in Wonderland era legittimo aspettarsi qualcosa di più, o di diverso, va anche accettato che – giusto o sbagliato che sia – Burton non è forse più regista voglioso di liberarsi a tutti i costi da legacci produttivi o di trasgredire regolarmente alla norma. Il suo nuovo lavoro appare quindi come l’opera coscientemente compromissoria di un regista comunque in grado di affermare il suo essere autore nei dettagli e nelle pieghe di un racconto che fa suo nel rispetto (apparente) delle esigenze di una committenza forte e segnante.
Lo si nota ad esempio sul fronte puramente visivo di un film affascinante all’occhio e bello da vedere, nel quale il 3D si conferma accessorio superfluo e dove la meraviglia di scenari e creature è da un lato manieratamente burtoniana, dall’altro ammiccante all’estetica disneyana più tradizionale; ma anche capace di rivelare nei dettagli, nelle situazioni e nei personaggi minori la capacità di affermare un carattere sincero e non allineato. Non son pochi infatti, in Alice in Wonderland i tratti inquietanti a livello epidermico o subliminale, seppur mimetizzati o stemperati da un contesto generale di più rassicurante convenzionalità: sempre che tale aggettivo abbia senso in una storia come questa.

Ma è anche e soprattutto nelle scelte divergenti e diversificanti dal materiale letterario che Alice in Wonderland dimostra una personalità definita seppur sempre understated. In superficie fruibile come una tradizionalissima fiaba di formazione targata Disney - con tanto di scontro finale purtroppo assimilabile a quello di troppi titoli del cinema fantasy più recente - il film di Burton trova nello slittamento d’età della sua giovane protagonista una chiave di lettura inedita e interessante: non più bambina, ma post-adolescente costretta ad affrontare una vita adulta che non sente sua, l’Alice di Burton è un personaggio sottilmente ma innegabilmente sessualizzato, tornata in un mondo magico e fantastico dove i mutamenti del suo corpo sono chiaro rimando a una femminilizzazione ed erotizzazione forti. Tratti evidenti ed evidenziati in un contesto dove la Regina Rossa è una freak incapace di accettare con serenità la sua devianza fisica e reagisce con la dolorosa aggressività di un Willy Wonka o di uno SweeneyTodd, ma anche dove la bellezza e la purezza della Regina Bianca non sono affatto aliene da tratti inquietanti e persino vagamente crudeli, fisicamente ed emotivamente.
L’Alice di Burton torna nel paese dove era stata bambina per sancire il passaggio ad una maturità che è fisica oltre che psicologica e morale: e non a caso, al suo passaggio, scatena pulsioni più o meno evidenti (nel Cappellaio Matto come nel Fante di Cuori), accompagnata a distanza dallo sguardo di un Brucaliffo che muterà forma con lei. E, altrettanto non a caso, termina il suo viaggio in quei luoghi e nella vita vera con un ennesimo e definitivo cambio d’abito che è chiara affermazione di un superamento di convenzioni di genere e, quindi, di comportamento, sociali e relazionali.

Non sempre il discorso di Burton riesce ad essere efficace e coerente come dovrebbe, e l’esigenza di edulcorazione evidentemente imposta dalla produzione mette molti degli aspetti più personali e meno omologati del film in sordina. Ma Alice in Wonderland fila comunque liscio, divertente, accattivante; dimostrando come il regista stia tentando di abbracciare anche un lato più bonario della sua creatività: forse per pigrizia, forse per paura di finire vittima delle sue ossessioni, (auto)esiliato e inasprito come quella Regina Rossa che appare come il personaggio che forse gli sta più a cuore nel film.

Federico Gironi
view post Posted: 3/3/2010, 22:18 Luoghi...misteriosi: La Porta Alchemica - Luoghi magici nel mondo babbano
Eheheh, quando andavo a scuola, proprio lì vicino, l'avevo sempre preso per un rudere romano, ma un paio d'anni fa, più o meno, ho scoperto l'arcano e sono andata a fare le mie "ricerchine" :lol
A questo link c'è una buona descrizione! :)

https://www.youtube.com/watch?v=AQ6PerDZVnY...rom=PL&index=16
view post Posted: 3/3/2010, 13:40 Harry Potter e I Doni della Morte - HP film
Questo il teaser trailer di HP7




Ecco una descrizione delle scene con trascrizione dei dialoghi:

Vista di Villa Conchiglia

Harry: Cosa sa dei Doni della Morte?

Scrimgeour alza le sopracciglia mentre gli vengono scattate delle foto

Hermione si dirige verso casa sua

Harry, Ron e Hermione camminano a Totthenam Court Road

Olivander: Si dice che siano tre...
Grimmauld Place, una mano si avvicina alla maniglia di una porta

Harry scruta la Mappa del Malandrino

Due persone fuori Grimmauld Place

Unci-Unci in pigiama che tende la mano a Harry.

Harry siede in una foresta con quello che pare lo specchio di Sirius

Olivander: Entrarne in possesso...

Harry e Hermione in un cimitero

Hermione toglie un pò di neve dalla tomba dei Peverell.

Olivander: ... ti rende immortale.

Harry su un letto di foglie

Hermione con le mani sporche di sangue tenta di lanciare un incantesimo di protezione mentre Harry assiste Ron che si è appena spaccato.

Ron rivolge un'occhiata ad una strada affollata di Londra

Harry, Ron e Hermione subito dopo la fuga dal Matrimonio.

Olivander: Ma pochissimi credono nell'esistenza di simili oggetti.

Harry, Ron e Hermione corrono combattendo con i Ghermidori.

Primo piano di Harry che guarda probabilmente la cerva d'argento

Olivander: Se è vero, non hai una sola possibilità.

Harry Potter e i Doni della Morte



CITAZIONE
Ehi, da questo trailer il protagonista sembrerebbe Olivander!
Che ne è di quel tizio vestito di nero? Sì, sì, quello con il nasone... E' morto nel film precedente?

Groan... Si può sapere dov'è finito Severus?
S-E-V-E-R-U-S... Yates, maledetto, è l'unico motivo per cui riesci a vendere il doppio dvd del Principe Mezzosangue.
Per la scena che hai tagliato con SEVERUS!
Aliseia

#9 00:14, 08 dicembre, 2009
Peccato, ci speravamo ;D

Nykyo75
#8 22:04, 07 dicembre, 2009
Sì avevo letto le didascalie, ma volevo illudermi che non fossero molto precise. Ma Strimgeour è più magro di Alan?
Astry1971
#7 21:16, 07 dicembre, 2009
Spiacenti, ma dalle didascalie dovrebbe essere Strimgeour! E se guardate la screencap vi accorgerete che è troppo magro per essere Rickmann! Eheheh!



Ary64
#6 00:20, 07 dicembre, 2009
Beh avrebbe logica, levano quello che devono mettere e mettono quello che potrebbero non inserire XDDD
Come il litigio con Silente dello scorso film messo al posto di Hagrid che lo racconta (e menomale!!!)

Credo che sia davvero lui quando diventa Preside.
Ho riconosciuto la pettinatura ;) XD

Nykyo75
#5 23:40, 06 dicembre, 2009
Accipicchia che occhio, Ny. Sì, sembra proprio Severus, dev'essere quando lo nominano preside. In fondo Harry poi legge la notizia sul giornale, magari ci faranno vedere l'insediamento (seee come no, fra le scene tagliate ovviamente)
Astry1971
#4 22:28, 06 dicembre, 2009
Oh! finalmente sono riuscita a vederlo.
Ma chi è quello in piedi davanti ai fotografi? Severus?

Nykyo75
#3 01:14, 06 dicembre, 2009
Io me lo sono perso di nuovo, uffa!!!

Nykyo75
#2 18:17, 05 dicembre, 2009
Finalmente riesco a vederlo!
Grazie Ary, sei sempre superfantastica!

Meriti un baciotto dallo ZIO!!!!
SageWonderland

Ultimissime dal set dei Doni

Attenzione da prendere con le pinze...

Tanti altri rumour sui Doni della Morte

Ecco una seconda ondata di interessantissimi rumour (notizie trafugate non ufficiali) riguardo il settimo e ottavo adattamento cinematografico di Harry Potter e i Doni della Morte, diretti dal regista David Yates. Come per l'altra volta, vi suggeriamo di prendere tali notizie con le pinze in quanto fornite da un addetto al reparto artistico che ha preso visione di una delle prime stesure sceneggiatura. Così sembra, più che altro. Cliccate su Leggi Tutto per sapere succose novità su tantissimi aspetti del film ma attenzione all'alto rischio di SPOILER sul settimo libro.

Ecco le novità più interessanti:

-Tutto è molto caotico ai Leavesden Studios dove è iniziata la costruzione di un set completamente nuovo.

-Ralph Fiennes sarà sul set per girare alcune scene nell'Atrio del Ministero della Magia che coinvolgono Scrimgeour.

-Nel dipartimento artistico c'è molta ansia. Bisogna finire alcuni bozzetti per la scena del limbo tra Harry e Silente che sarà molto difficile da girare. L'ambiente avrà un aspetto mistico, sembrerà un sogno, con treni che si scorgono in lontananza. Questa 'visione' finirà con un treno che sta per partire e con Silente che si dirige verso di esso mentre Harry viene lasciato indietro e ritorna nel suo corpo. Una scena nostalgica e emozionante.

-La Camera dei Segreti sarà più grande di quella vista nel secondo film. E' un set molto diverso perchè è come un enorme lago con strette navate che conducono alla Testa di Salazar Serpeverde dove giace lo scheletro del Basilisco. Ha un aspetto cavernoso perchè sembra un lago sotterraneo. Ha chiari riferimenti al set visto nel secondo film ma molto migliorato.

-Una parte del villaggio di Godric's Hollow è stata costruita, così come il cimitero. Anche casa Potter è stata costruita. La scena in cui Harry e Hermione visitano il villaggio ha luogo in uno scenario serale innevato. Il set richiama la Hogsmeade vista nel 'Prigionero di Azkaban' con la differenza che si tratta di uno sperduto e silenzioso villaggio babbano.

-La Casa di Bathilda è stata costruita, è claustrofobica, con luce soffusa. L'atmosfera è cupa e da brivido. Una parte molto interessante della casa è la soffitta polverosa. C'è una grande finestra che ricorda molto quella vista in Sweeney Todd. La scena in cui Hermione fa saltare tutto in aria e salta fuori con Harry sarà soprendente.

-Non c'è ancora nulla di certo sulla colonna sonora. John Williams ha molte probabilità di tornare ma la Warner Bros ha contattato altri 3 compositori.

-Hogwarts avrà un aspetto decisamente diverso. La discesa che conduce alla capanna di Hagrid è più estesa. Hanno anche costruito un set per il retro della Torre dell'Orologio e alcune estensioni per le mura. La battaglia si svolge ovunque: ai cancelli e attorno alla foresta, lungo le Mura di Hogwarts, sulla collina che porta alla Capanna di Hagrid, nella Foresta Proibita, sulla riva del lago, sulle montagne, sui due ponti, nei cortili, in Sala Grande, nella Sala d'Ingresso, sulla Torre dell'Orologio, sulla Torre dell'Ufficio di Silente e sulla Torre di Astronomia. La prima parte della battaglia non si focalizzerà su Harry, avremo una panoramica di ogni angolo di Hogwarts. La seconda parte è diversa perchè tutti i Mangiamorte sono radunati lungo le mura e i cancelli mentre Voldemort e i suoi più fidati seguaci attendono Harry nella foresta. Poi, quando Voldemort e gli altri si dirigono verso il castello per annunciare la morte di Harry, la scena si svolge sulla collina di Hogwarts dove i buoni sono radunati in cima mentre i Mangiamorte si trovano nei pressi della Capanna, vicino i Cancelli.

-Il flashback della morte dei genitori di Harry sarà rigirato in modo molto fedele rispetto al libro. Vedremo Voldemort in volto (e non coperto interamente dal mantello come nel primo film). il flashback finisce con Voldemort che tocca Harry...

-Sia Lupin che Tonks avranno un ruolo più rilevante rispetto ai due film precedenti.

-Hermione non balla con Ron alla festa, ma con Krum.

-L'infiltrazione al Ministero sarà una scena molto concitata. All'inizio la Umbridge sembrerà buffa ma poi le cose si fanno più serie quando i figli di Babbani vengono liberati e il trio cerca una via di fuga.

-Greyback si trasformerà in Lupo Mannaro durante la Battaglia di Hogwarts

-La McGranitt e Piton avranno un bello scontro.

-Dobby farà la sua comparsa anche alla Tana

-Nella terza stesura della sceneggiatura non ci sono parolacce, almeno per quanto riguarda la Prima Parte.

-Dopo la battaglia, il trio cammina per le rovine di Hogwarts

-I ricordi di Piton saranno diversi. Ci saranno le scene con Piton e Silente nel suo ufficio, sulla Torre di Astronomia e a Casa di Piton. Ci sono anche alcune scene con Voldemort e i Mangiamorte. Non si sa niente riguardo Petunia e Lily ma ci saranno un paio di scene in cui Piton e Lily sono a Hogwarts. Vedremo anche il momento in cui Piton crea la Cerva d'Argento e va a Grimmauld Place. Hanno iniziato a girarne una parte ma finiranno a Pasqua. Useranno degli effetti speciali splendidi (fumosi come nel Principe) ma con un'altra gamma di colori: i ricordi più vecchi saranno più cupi e e sbiaditi. Per i ricordi di Riddle hanno usato il verde e il nero, per quelli di Piton useranno il marrone, il blu, il nero e il giallo. Sarà una sequenza molto interessante da vedere.
C'è una scena a Spinner's End in cui i Mangiamorte parlano con Piton fuori casa sua.


-Un'altra scena a Villa Conchiglia riguarda il trio sulla spiagga che parla della missione

-A Villa Malfoy Bellatrix è davvero fuori di sè: è convinta che Hermione e gli altri abbiano rubato la Coppa.

-I dissennatori saranno una via di mezzo tra quelli visti in HP3 e HP5.

-L'apertura del film dovrebbe mostrare alcuni flashback della caduta di Silente dalla Torre di Astronomia.

-Andromeda e Ted Tonks non ci saranno nel film

-Il ruolo di Aberforth Silente sarà diverso e più rilevante

-C'è un momento molto toccante tra Harry e Lumacorno perchè quest'ultimo ha molta paura di affrontare Voldemort.

-Harry, Ron e Hermione visitano Xenophilius e parlano dei Doni della Morte. Harry scopre che Luna non è in casa e Xeno rivela che è stata rapita. I Mangiamorte attaccno alla casa e inizia lo scontro. Il trio sale su per la torre e continua a lottare con i Mangiamorte. Hermione fa esplodere tutto e riescono a uscire. Vengono inseguiti per la foresta che circonda la casa ma riescono a fuggiere. Trovano un luogo sicuro dove poter discutere dei Doni della Morte ma Harry pronuncia il nome di Voldemort, e comincia un altro inseguimento alla fine del quale vengono acciuffati da Greyback e i Ghermidori che li portano a Villa Malfoy. Voldemort intanto è a Numengard, e dopo aver ucciso Grindelwald, vola su un mare in tempesta diretto a Villa Malfoy. E' questa la fine del film più accreditata.

-Voldemort muore come nel libro ma c'è più azione. Harry e Voldemort si lanciano molti incantesimi. L'ultimo momento, quando i loro incantesimi collidono, sarà l'attimo più atteso. Durante la collisione, il pavimento si pacca, tutti cadono, fuggono via per evitare di venire coinvolti dalla potenza distruttiva dello scontro. La scena avrà un paesaggio pazzesco: un rosso scuro per il cielo e le torri di Hogwarts che si intravedono dalle rovine.

CITAZIONE
Uhm... se continuano cosi' va a finire che Grifondoro diventera' un insulto!
HeadlessNick


#15 16:17, 16 gennaio, 2010
Yates è un...
Non farmi dire, tesoro, va'...
Nykyo75


#14 15:10, 16 gennaio, 2010
Ho riletto tutto l'interessantissimo resoconto di Ary.
Da quello che ho capito avremo molto più Severus adulto rispetto a Snivellus, anche nei ricordi.
Ma Snivellus era essenziale: la sua insicurezza, la sua vulnerabilità...
E che dire del "toccante" momento in cui Lumacorno ha paura, e Harry lo convince?
Non mi risulta, e risponde alla solita logica Grifondoro.
Yates è un Grifondoro, non ci piove.
Aliseia


#13 16:36, 13 gennaio, 2010
Caspita, Stefi, non sapevo che ci fossero tanti appalti d'opera nel mondo magico. Chissà che mazzette per quelli riguardanti Hogwarts... XD
Nykyo75


#12 16:18, 13 gennaio, 2010
I vostri commenti mi fanno spanciare!
Nyky, sai che anche nel mondo magico ci sono architetti e designer? Anche i maghi hanno le tendenze moda, ecco perchè ogni tanto il consiglio scolastico fa pubblicare un concorso per rimodernare Hogwarts. Da tutto il mondo magico arrivano architetti che agitano un po' la bacchetta e Hogwarts cambia.
*PUFF*
Per fortuna siamo agli ultimi film, perché magari sarebbero arrivati a fare una Hogwarts bella puffosa, simile ad un enorme zucchero filato (per coinvolgere anche le fasce di spettatori non ancora presi in considerazione).
Eh, Aliseia, che ci vuoi fare? I grifondoro sono pacchiani quanto il "loro metallo"! Preferisco il misterioso e delicato scintillio dell'argento.
HeadlessNick


#11 16:03, 13 gennaio, 2010
E' che gli hanno detto che dovevano menarsela perché sono i buoni, tesoro ;)
Poi poco conta che uno dei due si faccia surclassare perfino da Ginny quando c'è da battersi contro i Mangiamorte e che l'altro questa volta non sia crepato inciampando, ma insomma... XD
Nykyo75


#10 15:56, 13 gennaio, 2010
Una cosa su cui riflettevo giorni fa: sia Gary che David (Twelis) sono tutti compresi dal loro ruolo di Malandrini-amici-di-famiglia.
Tutte voi sapete che adoro Gary.
Ma ripensavo a certe foto posate del 5° e 6° film: entrambi, Gary e David, con il mento leggermente alzato e il sorriso sicuro, con l'aria di chi dice: ehi, noi siamo i buoni!
Molto diverso Alan, con quel tremolio tra occhi e labbra, l'aria da ragazzino ferito anche dietro il cerone e la ciccia (aehm... si può, vero?)
Mi sembrava giusto scriverlo, anche se Gary è il mio attore preferito nei 6 film, e David è comunque molto bravo, e nonostante qualcuno dica che è un cesso (si può dire anche questo!).
'Sti Grifondoro, tsè...
Aliseia


#9 15:34, 13 gennaio, 2010
Oddio... Gary in abito di shantung bianco, compreso di panciotto e orologio a cipollone, con quel boccolo di mogano che aveva nel 5° film e l'aureola... mamma mia XD
E mancherebbe solo la/lo Sposa/o ;DDD
Nykyo75


#8 15:24, 13 gennaio, 2010
"Nella terza stesura della sceneggiatura non ci sono parolacce"
Tranne le nostre, ovviamente.
Niente sulla scena della Foresta?
Avremo questa "mitica" riunione dei Malandrini, e il mio caro Gary col completino bianco e l'aureola? (Che poi è l'unica cosa che mi interessa nella scena. Gary, intendo, non l'aureola).
E l'apertura del libro, con la Rowling nelle vesti di Charity Burbage: "Severus, please..."? (Era solo un'idea. Dai, non tanto peggio delle idee di Yates e sceneggiatori. Ha una sensibilità inferiore a quella di Chris Columbus, regista dei primi due film e di "Mamma ho perso l'aereo"
Dico sul serio. Quei film erano "magici", quelli di Yates no).
Aliseia


#7 13:55, 13 gennaio, 2010
Avrò un pizzico di Krum, e questo è bene.
L'unica cosa che mi ispira.
L'unica!
Per il resto, non sono delusa per i ricordi perché me l'aspettavo. Almeno ci sono. Tanto, dopo che nel 5° hanno tagliato via Lily dal "peggior" ricordo, che volete che cambi se la tagliano in buona parte anche da questi?
Se non altro qualcosa ce l'hanno messa.
E ci sarà il duello con Minerva. Spero senza uscita di scena di Severus stile cartone animato. Non so come a qualche fan la cosa piacesse: è orribile quando nel libro la scena che teoricamente ha più patos di tutte per Severus (Minerva e Harry che vogliono ucciderlo, l'accusa di essere un traditore assassino e vigliacco sputata fuori dall'unica collega che gli aveva mostrato affetto, l'ansia di bloccare Harry senza fargli male, ecc.) va a finire in un buco a forma della sagoma di Piton e conseguente volo alla Batman :(
Spero che il film me la risparmi. Per certe cose c'è Willy E Coyote, non c'è bisogno di scomodare seri pozionisti :(
Per altro a leggere queste notizie Hermione sembra diventata Bruce Willis... e cos'è? Non fa altro che far esplodere case? Mah...
La cosa che più mi infastidisce? I cambiamenti scenografici. Ora cambiano di nuovo Hogwarts? E che due palle!!!
Vi suonerà strano che mi dia più noia delle modifiche ai ricordi di Severus, ma io penso che una volta tagliato tanto nelle vicende di Piton, in fondo e purtroppo, sia logico che ora facciano così. Non mi piace ma capisco perché e ci sono rassegnata.
Se però mi cambi anche l'atmosfera dei luoghi, allora me la ammazzi davvero tutta la magia.
Hogwarts dovrebbe essere familiare per chi guarda, un luogo immutabile che si riconosce sempre e subito, un posto che odora di "casa propria", ma se continuano a spostare la capanna di Hagrid (e prima è su e poi è giù, e dopo un po' meno in basso e adesso di nuovo più giù, e ieri era tutto prato intorno e adesso ci sono le rocce e domani ci mettiamo un burrone. Ma Porca Pluffa!!!), aggiungere e togliere pendoli giganti, coprire e scoprire torri di Astronomia, accorciarle e allungarle, allargare laghi (sotterranei e non), restringere laghi, trasferire foreste... una come diavolo fa a pensare "Ah, la cara vecchia Hogwarts!" ?
Meno male che almeno la sala grande è sempre quella.
Per il resto, quanto a scenografie continuo a rimpiangere tanto, tanto, tanto i primi due film. Ma tanto, eh...
Nykyo75


#6 12:53, 13 gennaio, 2010
Commento inserito
Ehm... non solo i ricordi "non servono": tutto questo film non serve!
Se cambiano i ricordi e le scene... allora cambiamogli anche il titolo (magari una cosa tipo "Sex & Hogwarts" ), trasferiamo le scene a New York nei quartieri chic, Hermine è una fighissima "gossip-girl" e mettiamo un tipo alla Gilderoy Lockhart a fare da Severus Snape. Poi lo faremo diventare un telefilm da 500 puntate, vedrete che avra' un successone!
HeadlessNick


#5 10:51, 13 gennaio, 2010
Ma che cavolo di ricordi ci fanno vedere? Piton che fa una festa coi Mangiamorte a casa sua? Se las storia di lily non c'è, a che servono i ricordi??????
Astry1971


#4 10:33, 13 gennaio, 2010
Ma come si fa a modificare i ricordi del prof????? Ma su, dài!!!! Per quel che ne so, non c'è nessun ricordo del Prof sui mangiamorte che parlano con lui fuori da casa sua!! E perchè Lily e Petunia da piccole non le mettono?
Hanno forse paura di fare le cose in grazia di Dio??
Mah, io non so più cos'altro dire o pensare, a questo punto.
AlexPiton


#3 10:08, 13 gennaio, 2010
Hanno modificato i ricordi di Piton....tu avevi qualcosa da commentare Bride??
Direi che non c'è nulla da dire, visto che contro gli sceneggiatori abbiamo già detto tutto da quando sono iniziate le riprese del 5° film!!!!!
Ary64


#2 22:58, 12 gennaio, 2010
Astry1971


#1 21:51, 12 gennaio, 2010
La cosa più clamorosa è che alla fine di questo lungo post non ho trovato nemmeno un commento. Ci credo. In effetti, c'è poco da commentare.
Thebride1

Harry Potter e i Doni della Morte: video e novità dal set

Nuovo set report dietro le quinte di Harry Potter e i Doni della Morte Parte I e Parte II: David Yates spiega che l'ottavo film sarà "epico". Intanto, ecco anche un video girato nelle location nel Berkshire…

Fonte: Mugglenet

Total Film Magazine ha pubblicato un nuovo reportage dal set di Harry Potter e i Doni della Morte: parte I e Harry Potter e i Doni della Morte: parte II: eccone i punti salienti.

Yates ha definito la Parte I un film on the road, dicendo che sarà dinamico, pieno di adrenalina e viscerale. E poi: "E' la storia di tre rifugiati, tre ragazzi tagliati fuori da tutto ciò che conoscono e da tutte le persone che amano, inseguiti senza sosta da gente che vuole ammazzarli."

Yates ha riflettuto sul momento migliore in cui spezzare i due film: "E' meglio spezzare in un momento di suspense o in un momento di risoluzione?" si è domandato a voce alta.

La Parte II sarà "Una grande opera, un'epopea di grande respiro, con enormi battaglie." Emma Watson ha commentato che le sembra un film diverso da tutti gli altri, perché non ha la stessa struttura: "Gli altri film avevano tutti la stessa struttura: entravamo in Sala Grande e c'era il discorso di inaugurazione. Stavolta non è più così."

Lo sceneggiatore Steve Kloves ha rivelato qualche altro dettaglio sulla separazione tra i due film, spiegando che è stata presa la decisione più saggia possibile: la fine del settimo film "dovrebbe consentire di accomiatarsi nel modo migliore da certi personaggi".

(Qui sotto invece potete vedere un video girato nella foresta di Swinley, nel Berkshire, dove sono in corso le riprese. Interessanti soprattutto le capanne che si vedono a 2:09 e la casa sull'albero a 3:11.)
Non c'è più! E' stato rimosso!!!


CITAZIONE
Oddio mi farete morire dal ridere, e a quest'ora di notte non posso neanche far troppo rumore che tiro giù dal letto marito e vicini XDDDDDD
PS: Concordo al cento per cento con la previsione di Ary!
Nykyo75


#10 15:56, 26 gennaio, 2010
i vostri commenti!
Certo, i "verdi" inglesi avranno provveduto ad abbattere il regista e la sua troupe, visto gli alberi che hanno abbattuto per girarare sto road-movie adrenalinico. Aspetto con ansia due ore di sex & drugs & rock'n roll
HeadlessNick


#9 15:43, 26 gennaio, 2010
Faccio una previsione... a parte la scena iniziale con i mangiamorte e, si spera Severus, che continua con i 7 Potter, ci sorbiremo 2 ore di rottura di palle con il campeggio del trio e il film finirà con la fuga da Malfoy Manor e la morte di Dobby!
Si accettano scommesse... :DDDDDDD
Ary64


#8 13:27, 26 gennaio, 2010
Scrivo un po' più calma dopo aver visto il filmato.
Sono certa che in questo momento Yates sia in galera per come ha ridotto la Foresta, con segni di fuochi lasciati incustoditi e costruzioni non meglio identificate.
Sono in attesa che Cuaron prenda il suo posto. O persino Mike Newell, o Chris Columbus.
Francesca Archibugi.
Muccino.
Chiunque altro.
Aliseia



#7 13:17, 26 gennaio, 2010
"Yates ha definito la Parte I un film on the road, dicendo che sarà dinamico, pieno di adrenalina e viscerale. E poi: "E' la storia di tre rifugiati, tre ragazzi tagliati fuori da tutto ciò che conoscono e da tutte le persone che amano, inseguiti senza sosta da gente che vuole ammazzarli."
Hurrà!!! Invece de I Doni della Morte avremo qualcosa tipo "Una vita al Massimo" o "Natural Born Killers"... Un thriller adrenalico, viscerale, con quei pazzi del Trio che andranno in giro ubriacandosi e facendo sesso e... Sono così piena di adrenalina che potrei, che so, uccidere Yates!!!
Ma cosa si è bevuto?!
Aridatece Hogwarts!!
Aliseia


#6 09:36, 26 gennaio, 2010
Sì, avevano una tenda, ma magari le capannine sono dei tizi che incontrano, sai quelli fuggiti a Voldemort perché avevano parenti Babbani? Chissà...
Nykyo75


#5 22:18, 25 gennaio, 2010
Eh... che cavolo!
Il trio ha passato quasi tutto il settimo libro nel bosco, e ta-dah... la location del film sara': il bosco! Ma che sorpresa! Ci sono anche gli alberi
Ma non avevano la tenda? Quella delle Giovani Marmotte?
Non mi ricordo piu' bene, perchè ammetto di aver letto con poca cura le scene del campeggio
HeadlessNick


#4 21:18, 25 gennaio, 2010
Non è un accamapamento indiano, tesoro, te l'ho detto, sono le "pinnette" sarde in cui cuociamo il porcetto ;D
Nykyo75


#3 19:50, 25 gennaio, 2010
Eheheh! Il settimo libro è stato diviso in due film, quindi i libri sono sette ma i film saranno otto.
Dovrò proprio farti un po' di ripetizioni potteriane...
Astry1971


#2 19:26, 25 gennaio, 2010
... e quando uscirebbe harry VIII ( ottavo ) ?? ma l'autrice non aveva chiuso le storie con il settimo?
scusate l'evidente ignoranza !!!
farfallablunote



Edited by *Peeves* - 18/3/2010, 11:22
view post Posted: 2/3/2010, 18:16 Dal Mito al Racconto... - Letteratura Fantasy
Da uno dei siti di critica e approfondimento del mondo fantasy, forse uno dei migliori al momento esistenti sul web, FantasyMagazine, www.fantasymagazine.it , vi sottopongo la nascita di una rubrica, che se prenderà piede sarà aggiornata mensilmente, di storia della letteratura fantasy che analizza, partendo dai miti antichi, lo stretto collegamento di quest'ultimi con i moderni racconti del fantastico.

Hanno deciso d'iniziare con l'antichissimo mito sumero di Gilgamesh!

Questa è la prefazione dell'articolo:

Vi presentiamo la nuova rubrica Fantasticando, curata da Giuseppe De Micheli, scrittore fantastico, che ci propone un percorso di lettura che comincia dalle origini della letteratura fantastica.

Vi lascio alle parole che lo stesso Giuseppe ci ha inviato a corredo dell'articolo sull'Epopea di Gilgamesh, poema sumero risalente a 3000 anni prima di Cristo.



Probabilmente l’uomo inventò la narrativa appena riuscì a parlare. In fondo si trattava solo di trasformare la mera comunicazione di fatti sensibili in esagerazioni immaginarie. Proprio come fanno cacciatori e pescatori che raccontano le proprie imprese. E anche nonni che intrattengono nipoti. Cacciatori, pescatori e nonni sono sempre esistiti. La scrittura fu inventata per i bassi scopi: tenere la contabilità commerciale, registrare per conto del sovrano gli avvenimenti dell’anno, trasmettere ordini ed editti, tramandare inni religiosi, preghiere, profezie, formule magiche e diffondere i dogmi sacri. Il Libro dei morti egiziano, il Decreto di Telipinu ittita e il Rigveda indiano sono i più antichi testi sapienziali e morali tramandati per iscritto. Noi conosciamo le trascrizioni del XIV secolo a.C., ma gli originali potrebbero essere stati redatti addirittura nel III millennio a.C.

La narrativa, all’origine, non era distinguibile dalla rappresentazione: la costituivano infatti, oltre alla voce, anche i gesti, gli atteggiamenti corporei e le azioni dinamiche. Non sappiamo quando la narrativa ridusse il gesto ed esaltò la parola, quando, cioè, si separò dal teatro. Sappiamo solo che gli Egiziani, fra il 2000 e il1800 A. C. già scrivevano storie realistiche, simili agli attuali romanzi: le Avventure di Sinuhe, e una nutrita novellistica.

Gli Ebrei invece preferivano le storie edificanti contenenti una morale esplicita, come le storie di Giona, Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe ecc.

Gli Indiani furono gli inventori di fiaba e favola: il Pancatranta, l’Histopadesa, L’Oceano dei fiumi e delle fiabe e il Sakuntala sono le opere rappresentativa della loro letteratura nazionale.

I Sumeri e i Fenici amavano invece i racconti fantastici e mitologici, come L’epopea di Gilgamesh e le imprese dei re Canel e Keret. Questi furono i capostipiti della letteratura fantastica di tutto il mondo. Ad essi gli Indo-europei fecero seguire le grandi saghe di Ercole, Odisseo, dell’Asino d’oro, re Artù ecc.



III millennio a.C : L'epopea di Gilgamesh
di Giuseppe De Micheli - Alla scoperta di un poema capostipite della letteratura fantastica

Questo il link dell'articolo:
www.fantasymagazine.it/rubriche/116...a-di-gilgamesh/

Buona lettura!!




Edited by Nykyo - 8/3/2010, 21:39
view post Posted: 2/3/2010, 17:41 Il Parco magico di Bomarzo - Luoghi magici nel mondo babbano
Questo è il mio regalo per le mie splendide Befane da una Befana, sono sicura vi piacerà!
Se passate da queste parti vale la pena fare questa visita, anche perchè i dintorni sono magici, una bella passeggiata nell'Italia tardo medioevale/rinascimantale!


Allora, vi porto a fare un altro viaggio nella mia regione, in un altro dei miei luoghi magici, che ho rivisitato, con un occhio sicuramente diverso da quando avevo 20 anni, dopo molto tempo, nell'autunno scorso.
Una bella passeggiata al Parco dei Mostri o Bosco Sacro di Bomarzo, nella provincia di Viterbo, a 70 Km da Roma.

Il Parco dei Mostri



E’ un complesso monumentale che Vicino Orsini fece costruire nel XVI secolo in onore della moglie Giulia Farnese. Progettato dagli architetti Pirro Ligorio, Jacopo Barozzi da Vignola ed altri successori.
E’ un labirinto di simboli di matrice alchemica misti a statue gigantesche e creature mostruose. Scienziati storici e filologi hanno fatto diversi tentativi per spiegare il labirinto, ma la sua vera chiave di lettura resta ancora celata nel mistero.

Consiglio di fare questa visita con calma, in compagnia di pochissime persone e durante un giorno feriale. I mostri hanno un loro linguaggio silenzioso, e vanno “affrontati” con la possibilità di riflettere, lontano dagli assalti “turistici”.
Pirro Ligorio, architetto, autore del progetto di una parte della fantastica scenografia di Bomarzo, proveniva dalla corte Estense (è lui il progettista della straordinaria Villa d’Este di Tivoli), e fu anche autore di una delle prime opere enciclopediche di mito-antiquaria.

Pier Francesco Orsini detto Vicino, fu invece in contatto con gli epigoni di quell’accademia di ermetisti (Cosimo, Pico, Ficino ecc.), fiorita un secolo prima a Firenze, sia perché imparentato con i Medici tramite suo nonno Franciotto, sia perché amico di alchimisti come Drouet e soprattutto del cardinale Madruzzo (promotore del Concilio di Trento).
Vicino Orsini fu sicuramente un guerriero che, nella seconda parte della sua vita, dedicò gran parte delle sue energie al famoso giardino, quasi a produrre un’emanazione della sua ricerca interiore da condividere con alcuni amici. E dedicò il tempietto, che si trova in cima al giardino, a quella Giulia Farnese con la quale visse per poco più di dieci anni.
La dinamica del giardino di Bomarzo risente solo in parte di progetti analoghi esistenti nell’Umbria e nel Lazio. Vicino s’impegnò a ricercare gli aspetti, per così dire “critici” del percorso dell’anima, quelli che comportano scelte difficili, o equilibri pericolosi e, in uscita dai quali il ricercatore deve cambiare drasticamente prospettiva su se stesso.
Quindi, sia che si voglia credere che nel giardino sia esistita una ispirazione al viaggio di Polifilo alla ricerca di Polia, secondo la Hipnerotomachia di Francesco Colonna, (www.italica.rai.it/rinascimento/cen...erotomachia.htm ), sia che Vicino Orsini abbia voluto esprimere una sua visione del tutto originale, antropomorfizzando ogni aspetto del processo ermetico, diventa strategico soffermarsi sulla “drammaticità” delle tensioni esistenti.
Teniamo presente che, nella stessa epoca, i Farnese, i Colonna, gli Estensi, gli Orsini, e più o meno tutte le famiglie nobili, facevano a gara per produrre magioni circondate da giardini meravigliosi. La meraviglia consisteva spesso in un suggerimento ermetico, o iniziatico, favorito dalla presenza di giochi d’acqua, e di gruppi statuari inseriti in una ritmica di proporzioni sapienti.
L’apertura di tali giardini non serviva soltanto a confinare i giochi erotici dei signori del luogo come qualche critico poco accorto avrebbe voluto, ma apriva, a coloro che avevano capacità di vederlo, quel mondo fiabesco che tanto si presta alla traduzione delle anagogie metafisiche più ardite.
Una grande lacuna del giardino di Bomarzo (si deve comunque alla pazienza della famiglia dei Bettini l’aver tentato un decoroso ripristino) è l’assoluta assenza dei grandiosi giochi d’acqua e delle fontane che lo animavano. Quell’acqua che nelle ville del tempo (come la vicina Villa Lante di Bagnaia), costituiva il filo d’Arianna dell’intero percorso.

Un buon punto di partenza alternativo, per il viaggio nel bosco di Bomarzo potrebbe essere costituito dalla cosiddetta “panca etrusca”,

che invece s’incontra più o meno a metà strada del percorso “turistico”.

Non si sa assolutamente quali fossero i sentieri che Vicino Orsini aveva voluto programmare per i suoi ospiti, ma dobbiamo osservare che su tale struttura campeggia la scritta:
Voi che per mondo gite errando, vaghi di veder meraviglie alte e stupende, venite qua, ove son facce horrende, elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi.
Questa “panca” si trova attualmente in una zona relativamente appartata e pianeggiante. Potrebbe essere realmente una “tappa”, un punto di riposo e di riflessione dopo un incontro con i primi “mostri” ma, a nostro avviso è ugualmente possibile che l’ingresso “iniziatico” del bosco potesse trovarsi lì, magari subito dopo le due “sfingi”,

ognuna delle quali riporta un suggerimento sul tipo di “atteggiamento interiore” da tenere durante il percorso, che dunque viene esplicitamente dichiarato come equivalente a un cammino iniziatico.
La prima sfinge riporta:
“Tu ch’entri qua pon mente, parte a parte, e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”.

Mentre la seconda sfinge riporta:
“Chi con ciglia inarcate e labbra strette non va per questo loco, manco ammira, le famose del mondo moli sette”

Sommando le tre frasi potremmo parafrasare come segue:
“Voi che gite errando (il parallelo con i cavalieri erranti è fin troppo facile) alla ricerca del mistero dell’avventura, che cercate meraviglie esteriori con le quali gratificarvi, venite invece in questo bosco interiore dove troverete facce orrende (i mostri interiori, gli aspetti meno nobili o comunque terrifici) ma anche gli elementi dell’opera (drago, orso, orchi, elefanti e leoni hanno un esplicito senso in parallelo agli “elementi” dell’Opera alchemica). E ditemi se ponendo mente (cioè esercitando una attenzione reale), parte a parte (separando e raffinando, come in un processo alchemico), tutte queste meraviglie siano fatte per inganno (soltanto una proiezione illusoria della mente o comunque un inganno di chi le ha progettate) o se, in realtà, tali incontri non abbiano un senso magistrale e non celino un'Arte (l’arte, per gli alchimisti cela il magistero con cui si conduce l’Opera alchemica). Ovviamente è necessario che chi va in questo loco, abbia ciglia inarcate (cioè il cuore e la mente pronti allo stupore ma anche in-arco e cioè atte alla visione… arcana) e labbra strette (mantenga celato nel suo animo il segreto dell’Opera).”

Sulla sinistra della strada d’ingresso un sentiero porta verso una bocca colossale (fig.3),

che ricorda quella del “mostro” oracolare, nella quale ogni pensiero vola (fig.4);

ma tale bocca non è pronta a parlare. Quasi tutti gli interpreti vi vedono l’elemento proteiforme della natura non ancora ordinata, il principio caotico, divoratore e produttore di tutte le trasformazioni. Insomma, l’energia primordiale fluttuante nell’Universo e, se si volesse spingere il ragionamento verso un’interpretazione alchemica più consona: l’allume. Ovviamente in questa come in altre considerazioni relative all'alchimia parliamo degli aspetti geometrici dei simboli, e non del loro uso spagirico (n.d.Ary: Relativo alla dottrina medica di Paracelso che si basa sullo studio e l'esame critico della natura dei mezzi chimici e sul loro sfruttamento terapeutico), che parte dalla quadri-partizione dell'uomo nelle sue direzioni e nei suoi elementi.
Ma, al disopra di tale maschera una sfera ruotante indica forse la materia in corso di aggregazione formale, la prima separazione dal caos. La fascia intermedia potrebbe alludere al primo elemento che si forma dalla prima materia: il sale (anche in questo caso alludiamo alla forma geometrica del simbolo e non alle moltissime varianti del "sale" presenti in alchimia).
Alcuni vedono in tale maschera la via sbarrata, l’ostacolo insormontabile o addirittura l’errore di percorso, ma forse potrebbe rappresentare la base e il fondamento stesso dell’opera, presente in tutto il percorso e complementare a quella Demetra o Cerere che incontreremo più oltre. E il fatto che non faccia parte del cammino e sia difficilmente collegabile alle altre strutture potrebbe suggerire che, colui che vuol passare da tale direzione, deve affrontare un salto terribile, non concesso a tutti.
Proseguendo invece nella direzione opposta s’incontrano gli altri mostri. Iniziamo dalla “tartaruga” (fig.5), connessa al “Visita interiora terrae” e quindi al Vitriol e al Tartaro.

La tartaruga attraversa le acque sopra una nave e punta dritta verso la bocca spalancata di una Balena. Tale ulteriore mostro (non visibile nella foto) ci fa venire in mente l’avventura di Giona e quindi l’elemento che rappresenta la “prudenza” e il “coraggio” necessari sia per attraversare la Grande Acqua come per sprofondare all’interno di se stessi. Sopra la Tartaruga campeggia una “Vittoria” o, forse meglio, una “Fortuna” che come quelle famose illustrate dal Durer, si mantiene in equilibrio su una palla, a mostrare la precarietà del cammino, ma anche la certezza del risultato e il dominio sul mondo.
Vicino alla Tartaruga appare il trionfo del Pegaso (fig.6), probabilmente disposto in un punto inesatto.

Infatti, la piccola statua del cavallo alato è stata sicuramente riassemblata in quel luogo, durante i vari lavori di ricostruzione. Se volessimo paragonare i due simboli fra loro potremmo dire che il primo concerne il viaggio verso il “tartaro” o verso il basso, e il secondo il viaggio verso l’alto (verso le acque celesti), parafrasando uno dei temi classici dell’alchimia e forse lo stesso concetto del “solve e coagula” proprio delle fasi dell’opera. Forse il Pegaso potrebbe trovar posto assai più lontano, e cioè verso il tempietto di Giulia Farnese che completa l’opera. Teniamo infatti presente che Pegaso deriva il suo nome da un termine greco che ha il senso di “sorgente” e che si diceva fosse nato alle sorgenti dell’Oceano, quando Perseo aveva ucciso la Gorgone.
In altre tradizioni si dice che fosse nato direttamente dal sangue della Gorgone e che, appena nato, si fosse slanciato verso il cielo portando a Giove il dono del “fulmine”. Il mito di Pegaso è legato anche a Bellerofonte, l’uccisore della Chimera ma anche a una leggenda meno nota. Quella che vede il cavallo impegnato a calpestare il monte Elicona che si gonfiava smisuratamente di piacere durante la contesa fra le Muse e le Pieridi.

Il Pegaso in questione appare proprio su una montagna e quindi non sarebbe male avvicinarlo a quel “ridimensionamento dell’ego” che è “conditio sine qua non” per una prosecuzione del cammino.
Tale significato s’incontrerebbe bene con quanto esposto in vicinanza di una delle più celebri statue del Bosco: quella nota come Ercole e Caco (fig.7)

connessa allo squaternamento e al rovesciamento della prospettiva o meglio, alla “conversione” di colui che affronta il cammino che resta nudo e perde le armi.
Vicino Orsini, per bocca dell’Eroe gigantesco (forse Ercole o Orlando) dichiara in una scritta che “se Rodi fu già del suo colosso, pur di questo mio bosco anco si gloria, e per più poter fo quanto posso”. Ecco, questo fo’ quanto posso per più potere” è un’espressione assai interessante poiché rappresenta sicuramente l’impegno e sotto un certo aspetto, l’elemento sacrificale all’inizio dell’Opera ed è immediato e strategico il confronto con il colosso di Rodi (che fu appunto una delle “moli sette” cui si allude all’inizio).
Raffrontare il settenario delle meraviglie del mondo, con il settenario dei metalli e della loro influenza sugli elementi “sottili” dello psicosoma, sembra fin troppo ovvio, ed è evidente che lo squaternamento operato dal gigante, rappresenta il vero inizio dell’opera. Ma non bisogna confondere il potere cui allude Vicino Orsini al potere come prevaricazione e dominio del prossimo. Questa come tante altre frasi semplici nascondono, com’è giusto che sia, la… sapienza in fieri degli adepti.
La fig.8 mostra il cosiddetto antro delle Ninfe e delle Grazie, che appaiono vicine le une alle altre.

Soprattutto a partire dall’accademia Ficiniana, le Grazie assunsero una funzione operativa (e non erano solo un ricordo mitologico) nel viaggio dell’anima verso la sua rigenerazione. La triade, in cui il fluire continuo dell’opera realizza l’Armonia necessaria all’adepto, rappresenta anche il perfetto equilibrio tra il prendere, il trattenere e il restituire.
Senza le Grazie nulla è possibile. Nessuna operazione umana e tantomeno sovrumana. Esse sono l’opposizione a quel Caos che sbarra qualsiasi pratica, sia in “via secca” come in “via umida”.
Vicino alle Grazie si trovano delle nicchie che dovrebbero accogliere le personificazioni dei cinque sensi, purificati, riordinati e raffinati dalle Grazie e dalla pratica dell’adepto. Tali “sensi” sono accompagnati dai versi:
“L’antro la fonte e il lieto cielo
Libero l’animo d’ogni oscuro pensiero”.

Con un evidente triplice partizione del cammino interiore, l’antro (cioè la parte interna e sommersa), la fonte (cioè il passaggio dalla dimensione ctonia alla superficie) e il cielo (cioè la dimensione spirituale) sono percorribili con l’animo libero da ogni pensiero oscuro.
Non per nulla, vicino a tale gruppo si trova l’enigmatica Venere (o ninfa) che guida un drago alato (fig.9).

Tale Venere ha sicuramente in mano delle briglie, con le quali governa il percorso del drago. Un drago d’acqua, un drago utile dunque, che ci fa comprendere a quale tipo di operazione si alluda. Oltretutto la Venere ha numerosi “fori”, dai quali, una volta, zampillava una particolare acqua. E’ dunque contemporaneamente una fonte di vita e una guardiana di virtù. La parte inferiore del corpo è castamente coperta e l’espressione del volto è assai severa. Più marziale che venerea, dunque, da trattare con garbo, appunto con grazia e circospezione.

Subito dopo incontriamo una specie di anfiteatro. (fig.10) (forse teatro della Vita, dove autore e attore vivono la stessa esperienza, lo stesso spettacolo).

I sette incassi che si trovano sul fondale hanno fatto pensare che potessero esservi allocati gli emblemi dei sette pianeti, sette metalli, ecc., in corso di “raffinazione”. Non è affatto detto che gli obelischi con le scritte dedicatorie, una delle quali riporta “sol per sfogare il cuore”, facessero parte della scena, ma è evidente che tale teatro sia collegato a quelle “moli sette” di cui si parla in prossimità dei due giganti.
La scoperta e il lavoro su tali metalli (che si ottengono forse attraverso il viaggio sul dorso della Tartaruga e con l’aiuto di Pegaso) comportano che la recita umana abbia compimento in un teatro nel quale le Virtù e le Grazie abbiano “preparato gli attori”: cioè gli stessi metalli. Teniamo presente che nel secolo XVI si usava spesso, sulla scorta delle musiche di corte (v. Zarlino e Vincenzo Galilei), far danzare i pianeti e interpretare le circonvoluzioni tolemaiche in chiave iniziatica e misterica.
Straordinaria è la famosa Casa Pendente, che s’incontra a breve distanza dal “teatro”, (fig.11)

per la quale viene oggi contestato che sia nata in questo modo, cioè pendente, in virtù di una dichiarazione dello stesso Vicino che chiede aiuto a seguito di uno smottamento del terreno.
L’ipotesi, esaminando l’enorme piedistallo di roccia su cui la casa stessa si erge, è che sia stata volutamente costruita con una certa inclinazione (forse prossima a quella dell’asse terrestre) e che l’eventuale smottamento possa aver creato solo qualche problema di stabilità ma non un cambio drastico nell’inclinazione.
L’esperienza ottica e gravitazionale all’interno della casa è assai particolare per chiunque ci entri. I riferimenti consueti vengono messi in discussione dalle inclinazioni delle pareti e sembra congruo pensare che, più che come una stazione di riposo, essa equivalga a una stazione di squilibrio e riorientamento.
Nella casa è riportato il detto: “Quiescendo animus fit prudentior ergo”. Un invito alla prudenza che può derivare solo dalla calma e dalla riflessione. Attività che nella casa pendente risultano messe a dura prova.
Vale la pena soffermarsi anche sulla particolare “fontana” con un’Arpia, un’anfisbena (serpente mitologico dotato di due teste, una per ciascuna estremità) e due leoni (maschio e femmina), forse in relazione ai due mercuri e ai due zolfi (fig.12,a b.), due fasi della germinazione e della mutazione del seme sapienziale.


Osserviamo anche che Anfisbena e Arpia riguardano rispettivamente l’Acqua (che nella prima si insinua tra le due code) e la Terra, artigliata dalla seconda e dalla sua coda serpentiforme. Ma tale Arpia ha anche ali da Pipistrello, ali notturne, occulte. L’anfisbena ricorre spesso negli stemmi gentilizi. E’ un simbolo assai arcaico che si trova, sotto forme analoghe, perfino nei graffiti preistorici. Alcuni vogliono vedere in tale mostro il principio duale, a volte mascherato sotto la forma della lussuria, a volte dell’origine stessa della manifestazione.
Tale fontana chiude l’orizzonte a una lunga teoria di pigne e ghiande che facilmente ricordano il rapporto fra il molteplice nascosto dalla pigna serrata (diremmo…ermetica) e l’Uno, realizzato dal frutto della Quercia.
Sopra tale spiazzo ce ne è un altro, coperto di vasi, che incornicia la statua del cosiddetto “Nettuno”.

Ai lati del piazzale si nasconde il “sapiente” elefante che solleva il guerriero ferito o morto, quindi comunque rinato (fig. 13) facilmente relazionabile alla filosofia o forse anche alla Sapienza Santa di memoria dantesca.

C’è una strana sproporzione fra il guidatore dell’elefante e il guerriero ai suoi piedi. Quest’ultimo ricorda vagamente uno dei due giganti, che abbiamo trovato a inizio percorso.
Da notare che i due combattenti “titanici” cioè ancora ammalati di superbia, erano entrambi nudi e le armi erano poggiate ai piedi del primo (non visibili nella foto 7).
Il fatto che ora il guerriero sia nuovamente coperto dalla sua armatura potrebbe indicare sia un recupero della vecchia “forma” e una resurrezione “della carne” verso una nuova Sapienza (rappresentata dall’elefante stesso), come un aspetto caritatevole della sapienza stessa, che guidata oculatamente dal piccolo e “mercuriale fantino”, risolleva dalle sue ceneri l’ego del guerriero, ormai vinto e quindi non più in grado di inquinare il percorso.

L’ipotesi della “sapienza” sarebbe inoltre avallata dall’enorme “vaso” (fig. 14) che campeggia alle spalle dell’elefante stesso e che ci fa venire in mente l’apparizione graalica dei cicli arturiani.


Ma, all’ingresso di questo piazzale che ospita una vera folla di statue (tra le quali l’inquietante e simpatico draghetto), campeggia una grande Cerere (che sembra presiedere alla nascita di un bimbo tenuto a testa in giù da due tritoni) (fig 15).

Tale piccolo gruppo non si vede nella foto, perché è alle spalle della statua principale, ma quasi tutti concordano nell’attribuire all’immagine il compito di presiedere al rinnovamento continuo del mondo.
La donna rappresentata nel complesso statuario è bellissima, serena. E’ la vera regina del luogo. E’ tramite lei che è possibile tutto il processo descritto nel Sacro Bosco, è in lei e per lei che avvengono tutte le trasformazioni vitali. La stessa semiologia del suo nome sembra indicare la “forza che spinge”. Non per nulla (nella versione greca), essa è figlia di Crono e Rea, quindi nasce dal Tempo prima del tempo e dalla Terra “cosmica”, quella che è ancora parte dell’universo celeste, della protomanifestazione. Essa, invece, è terra generante, è la terra degli animali e degli uomini distinta da Gaia che è, appunto, terra “celeste”.
In fondo al piazzale appare, addossato a un complesso roccioso, il colossale Nettuno o sorgente delle Acque (fig. 16).

La statua ricorda il Tevere, nelle varie raffigurazioni classiche, e tiene un delfino al disotto di una mano, mentre alla sua sinistra un grosso pesce minaccioso spalanca invano la bocca (teniamo presente che anche nel gruppo della “Tartaruga”, la balena minacciosa era pronta ad accogliere il pellegrino nelle sue fauci). Anche tale duplice valenza delle acque ricorda il tema delle tensioni e dei rischi connessi al loro uso e attraversamento improprio. Da notare che il Delfino è un animale apollineo per eccellenza (Apollo arrivò ai lidi di Crisa sotto forma di Delfino e si “installò” a Delfi); e quindi la grande fontana potrebbe anche rappresentare una felice pacificazione fra i due dei, che consentono il compimento dell’opera. Il delfino è anche simbolo di rigenerazione, di divinazione e saggezza.
Infine, tralasciando moltissime importanti statue (quali la ninfa dormiente, o Arianna, il drago alato con le falci lunari sulle ali, e la cosiddetta “Proserpina”) vorrei chiudere questa velocissima carrellata con il tempietto (fig.17)

dedicato da Vicino alla moglie Giulia Farnese contraddistinto da un equilibrio, una ritmica, e una serie di proporzioni “auree”… da manuale. Il tempietto ha una cupola che poggia su una struttura ottagonale, secondo il principio architettonico, ampiamente riutilizzato dal ‘500 in poi, di mediare tra la forma quadrata e il cerchio attraverso l’ottagono.
La cupola è coperta di stelle, anch’esse secondo una ritmica sapiente e, ovviamente, rappresenta la volta celeste. Calvesi introduce un rapporto, tra il sogno di Polifilo e il tempio, dove il medesimo riceve il “primo bacio” da Polia.
Ma a noi interessa soprattutto l’emblematica fenice che campeggia sul soffitto del peristilio (fig 18). E’ una fenice incoronata, risorta dalle ceneri e che ha compiuto il suo volo.
Con tale immagine si dovrebbe chiudere il percorso nel Bosco Sacro ma in realtà dovremmo costantemente ritornare sul “mostro” che ha reso famosa Bomarzo, o la demogorgone (fig 4) o l’antro “oracolare. Sulla sua funzione o su certi magismi rischiosi praticati dai discendenti di Vicino in quel posto particolare è stato scritto molto. Ma sarebbe meglio vederlo nella sua funzione sacra e oracolare, nel suo aspetto tremendo e magnifico, e cercare di farlo parlare ancora, ammesso che ne abbia ancora voglia…



Ny
Sage


Edited by Astry - 25/3/2010, 21:28
view post Posted: 2/3/2010, 17:26 Luoghi...misteriosi: La Porta Alchemica - Luoghi magici nel mondo babbano
Questo post è dedicato alle appasionate di alchimia!
Vi porto nella mia città, dove ho scoperto una chicca, grazie ad amici, forse più "malati" di me!


La Porta Alchemica





A Piazza Vittorio Emanuele II, all'interno dei giardini al centro della piazza, al lato del complesso dei Trofei di Mario, si trova la cosiddetta Porta Alchemica, o Porta Magica proveniente dalla villa, ormai non più esistente, fatta costruire da Massimiliano Palombara, marchese di Pietraforte, vissuto tra il 1614 e il 1680 nella zona in cui oggi sorge la piazza. La storia della porta è ammantata dalla tenue nebbia della leggenda, e nessuno è ancora esattamente riuscito a carpirne i segreti. Quel che è certo, è che alla fine del XVII secolo, si trasferì a Roma, presso la Corte Romana a Palazzo Riario, oggi sede dell’Accademia dei Lincei, Cristina di Svezia, e fondò un circolo di esoteristi, maghi ed alchimisti al quale il Palombara, da sempre appassionato di letture classiche ed occultismo, aderì prontamente. Pare comunque che nel giardino della villa il marchese si fosse costruito una sorta di laboratorio in cui portava avanti i suoi esperimenti, e che un giorno abbia bussato alla sua porta un misterioso viandante (forse Francesco Giuseppe Borri, famoso alchimista dell'epoca), al quale il Palombara offrì riparo.
In realtà lo scopo dell'oscuro avventore, era quello di utilizzare il laboratorio per fare alcuni esperimenti sulla creazione della pietra filosofale; dopo tre giorni di lavoro ininterrotto, l'alchimista scomparve, lasciando nel laboratorio una certa quantità d'oro purissimo e una pergamena cosparsa di misteriosi simboli e frasi latine, contenenti il segreto del suo, a quanto pare riuscito, esperimento. Il Palombara si impegnò a lungo, ma senza successo, nel tentativo di interpretare il significato della pergamena; fallendo nello scopo e non volendo che una scoperta di tale importanza andasse perduta, decise, commissionando la porta magica, di immortalare nella roccia il contenuto del manoscritto, nella speranza che un giorno qualcuno ne riuscisse a capire il significato,.
La collocazione esatta della porta all'interno della villa non è nota con certezza, ma è comunque probabile che fosse posizionata da qualche parte all'interno dell'enorme giardino, forse proprio all'ingresso del gabinetto alchemico.

I simboli incisi sulla “Porta Alchemica” si possono trovare tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica della seconda metà del seicento e che, probabilmente, erano in possesso dello stesso Marchese. La “Porta Alchemica” presenta enigmi e simboli inquietanti che ancora oggi rappresentano un mistero irrisolto.





Significato delle iscrizioni e dei simboli della Porta Alchemica





“SI SEDES NON IS”

Questo motto, che si trova sullo scalino del basamento, che letto da sinistra verso destra significa “se siedi non procedi” e da destra verso sinistra significa “se non siedi procedi” ci porta a trovare un significato più filosofico, quasi come se il Palombara ci spingesse ad andare avanti nella ricerca della verità qualsiasi essa sia.
I simboli che sono presenti sulla porta (syllabae chimicae) sono tratti dalla "Commentatio de Pharmaco Catholico" pubblicati nella Chymica Vannus, nel 1666.
Nella cornice esterna del bassorilievo circolare troviamo un’epigrafe in cui è espresso il concetto della Trinità:

TRI SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS

"Tre sono le cose mirabili Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino e Uno".
Nel fondo del bassorilievo si vedono due triangoli incrociati che formano una stella a sei punte, cioè il sigillo di Salomone, unione d’acqua e fuoco, spirito e materia, come in alto così in basso.

Sulla parte inferiore del sigillo vi è un cerchio più piccolo con la scritta: "Centrum in trigono centri", sormontato dalla croce dei 4 elementi e con al centro il simbolo solare.

In alto sull’architrave, scritta in ebraico, è l’invocazione allo Spirito Santo: "Ruah Elohim". (Nulla si può operare senza il suo aiuto).

Segue l’avvertimento che non si entra nel giardino dell’Esperidi, e cioè attraverso la porta, senza l’uccisione del drago che ne sta a guardia.

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON

"Il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del magico giardino e senza Ercole, Giasone non avrebbe assaporato le delizie della Colchide".
Il drago rappresenta le passioni, gli istinti; Ercole la volontà; con la vittoria sul drago si inizia la pratica alchemica, il cui svolgimento è indicato sugli stipiti della "porta" dove possiamo distinguere le tre fasi del processo alchemico: il nero, il bianco, il rosso.


I simboli alchemici lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Tale sequenza viene forse ripresa dal testo Commentatio de Pharmaco Catholico pubblicati nel Chymica Vannus del 1666. Ad ogni pianeta viene associato un motto ermetico, seguendo il percorso dal basso in alto a destra, per scendere dall'alto in basso a sinistra, secondo la direzione indicata dal motto in ebraico Ruach Elohim. La porta si deve quindi leggere come il monumento che segna il passaggio storico del rovesciamento dei simboli del cristianesimo verso il nuovo modello spirituale che si stava sviluppando nel Seicento.
Cominciando dall’alto in basso e da sinistra a destra, un accenno sommario a questi simboli.



(Simbolo di Saturno)

QUANDO IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS

Saturno rappresenta la materia prima, il piombo, il nero: "Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe allora sarai detto saggio".
In questa iscrizione è indicata la trasformazione del piombo (i neri corvi) in argento (le bianche colombe), il passaggio dal nero al bianco.

(Simbolo di Giove)

DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ORBIS PROSUNT

Giove, lo stagno, corrisponde al Nous, alla mente illuminata, l’obiettivo a cui tende l’adepto.
Nell’iscrizione "Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi" è l’ammonimento che la scienza ermetica non può essere né capita, né essere utile ai profani.

(Simbolo di marte)

QUI SCIT
COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELUM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM

Marte, il ferro, corrisponde alla volontà necessaria per portare a termine l’Opera: "Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa". Nell’iscrizione è racchiuso il concetto fondamentale dell’Alchimia, il "Solve et coagula"

(Simbolo di Venere)

SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM

Venere, il rame, corrisponde all’amore.
Anche in questa epigrafe troviamo il concetto del "Solve et coagula":
"Se avrai fatto volare la terra sopra la tua testa con le sue penne (le penne sono i vapori che s’innalzano dal fondo dell’uovo filosofico dove sono rinchiusi Zolfo, Mercurio e Sale) convertirai in pietra le acque dei torrenti".
Si tratta di mutare una sostanza, inizialmente solida (terra), in sostanza liquida (acqua) tramutarla in aria (volatile) e poi fissarla in pietra argentea ed aurea.

(Simbolo di Mercurio)

AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA

Mercurio, l’argento vivo, indica la fase al Bianco, come leggiamo nell’iscrizione: "L’Azot e il fuoco imbiancando Latona, verrà senza veste Diana".
L’Azoto è il "mercurio dei saggi", l’intelletto agente; il "fuoco" è quello interiore, quello della volontà.
Quando la Materia (Latona) sarà stata del tutto purificata, Diana appare nuda, si realizza l’argento, cioè la chiarezza e la purezza del mentale, l’Iside svelata.

(Simbolo Solare)

FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO

Nell’iscrizione si legge: ‘Il nostro figlio morto vive, torna Re dal fuoco e gode dell’occulto accoppiamento".
È la realizzazione del Rebis è la nascita del "figlio regale" la fase al rosso, simboleggiata dalla fenice che rinasce dalle ceneri.
Spirito e materia sono diventati tutt’uno: è il frutto delle nozze alchemiche".
All’argenteo regno di Diana subentra l’aureo regno d’Apollo, alla Rosa Bianca, che indica la realizzazione dell’argento, subentra la "Rosa Rossa".


Ed ecco il simbolo finale

EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO

"È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinché germini la salvezza per il popolo".


VILLAE IANUAMTRANANDORECLUDENS IASON
OBTINET LOCUPLESVELLUS MEDEAE 1680

È la discesa agli "inferi" nelle profondità della terra, la realizzazione del Vitriol, che porterà alla conquista del "Vello d’oro".
È quanto promette il Palombara a chi come Giasone scopre ed oltrepassa la soglia della "porta" del suo giardino "ubi vallus claudit vellus".

In conclusione, il mistero della porta alchemica è ancora vivo dopo più di tre secoli e la verità si nasconde proprio lì in un piccolo angolo di Piazza Vittorio dove giornalmente un infinità di turisti, pendolari e gente senza dimora osserva quella strana costruzione senza neanche sapere la magia che in essa è contenuta.




Aliseia

Edited by Ary64 - 18/3/2010, 16:02
view post Posted: 2/3/2010, 17:12 Praga...magie e alchimie gotiche! - Luoghi magici nel mondo babbano

Praga,

Magie e Alchimie gotiche





"Ci passeggiate dentro come un libro illustrato e, tra titoli di poesie, vi rivela mondi lontani, secoli passati (…).
Praga è un caleidoscopio: ruotatelo davanti agli occhi e si alterneranno residenze reali, luridi giacigli, giardini pensili, acque incantate, isole felici, baldacchini in malachite, gradinate verso i cieli e nere discese agli inferi.
Capite? Praga è una visione, un sogno, un incanto".

(Frantisek Langer - "Leggende praghesi")



Quando penso a Praga, e chi come me c’è stato quando ancora l’occidente non l’aveva contaminata lo potrebbe confermare, ho in mente una città dagli antichi saperi, ricca di strade poco illuminate, di vie poco battute. Una città piena di leggende, crocevia di storie e miti millenari, custoditi da vecchi, la cui sapienza è ricca di segreti indicibili.
Praga è gotica, surreale, irreale, culla di tutte le scienze che si rincorrono e fondono, filosofica, ermetica e profetica.
Racconta una leggenda che fu fondata nel 752 d. C. dalla regina Libussa, strega e veggente, che faceva predizioni stando su una soglia, cioè "prah", parola che diede origine al nome Praha, per noi Praga.
Praga è Magica, considerata tale già ai tempi del regno dell'imperatore Rodolfo II che, divenuto re di Boemia nel 1576 alla morte del padre, trascurò gli affari di stato per occuparsi della sua sterminata e costosissima collezione di oggetti curiosi, quadri, cavalli e opere di magia, di cui fu un ardente sostenitore.
Alla sua corte furono ospitati noti sapienti, artisti, alchimisti, cabalisti e maghi dell'epoca, tra cui Keplero, l'astrologo Tycho Brahe ed anche il pittore milanese Giuseppe Arcimboldi, che per lui dipinse stupendi quadri allegorici e metafisici.
Si fermò nel suo palazzo anche Michael Sendivogius, un alchimista polacco che, sempre secondo la leggenda, avendo liberato dalla prigionia un altro alchimista, lo scozzese Alexander Seton, per riconoscenza, ebbe in dono da lui la Pietra Filosofale.

Moltissime sono le leggende di cui è permeata, quasi che ogni casa e ogni pietra abbiano qualcosa da raccontare. Leggende, luoghi misteriosi e personaggi fantastici che sono le guide alternative per la città. Bisogna quasi viverla ad un altro livello, perché tutto quello che abbiamo intorno, ha sempre un significato nascosto, più profondo...

Passeggiare per Praga è un viaggio nel passato fatto di saliscendi: un continuo salto dai fatti storici a quelli tramandati, dalla cronaca alla tradizione popolare, dalla scienza alla leggenda. Praticamente ogni pietra ed ogni casa della città, protegge il suo mistero, custodisce la sua leggenda.
Raccontarle tutte sarebbe impossibile. Narrano di re, regine e cavalieri, ma anche di monaci, gente comune, spose e monelli. E naturalmente di maghi, strane creature, geni, ninfe e spiritelli… Tramandano storie d’amore, regalano perle di saggezza e lanciano moniti ma per lo più stuzzicano la fantasia con note tra il macabro e il grottesco: il templare senza testa, il monaco che invece la testa la portava sotto braccio, lo scheletro che nel cranio aveva un chiodo, il boia con la spada, mani mozzate, Faust che aveva venduto l’anima al diavolo…ma basta girare l’angolo ed è girata anche la pagina. Ecco tornare toni fiabeschi, con storie dolci o melanconiche ma pur sempre avvincenti di culle d’oro, monete nello straccio, pesci d’argento, tesori nascosti o dimenticati, lampade miracolose, scarpette di mollica, eroi coraggiosi, e pegni d’amore…
Cronaca e invenzione, condanna e speranza, tinte cupe e pennellate rosa si mescolano sulle facciate, sul selciato, nei cortili e nei sotterranei dell’intera capitale, quartiere dopo quartiere.
Ovunque si rintracciano leggende antiche che non di rado si dipanano però da episodi di storia documentata, anche cruenti. E che quasi sempre spiegano l’origine dei grandi monumenti cittadini, o comunque dei loro nomi. Ecco allora qualche tappa imperdibile per una passeggiata nel tempo, tra sogno e realtà.

Facciamo un giro insieme e partiamo dalla parte più alta della città, il punto dove Praga è nata…

Il CASTELLO HRAD E LA CATTEDRALE DI SAN VITO



Il Castello offre dall’altura di Hradcany un colpo d’occhio sui tetti e le torri della città e fotografa il profilo tagliente della Praga gotica con le guglie gemelle e il campanile della Cattedrale di San Vito, sublime e maestoso scrigno in stile gotico e simbolo spirituale della nazione La struttura di questo variegato apparato monumentale, attorno al quale la stessa Praga è nata e cresciuta, è stata nei secoli ritoccata e costantemente arricchita.
La Cattedrale custodisce la cappella di San Venceslao, il tesoro reale e il mausoleo imperiale per una carrellata di arte e magnificenza, leggende e memorie di re, santi e imperatori. Sempre all’interno del Castello, vera città nella città, si trova il Vicolo d’Oro.
Il Vicolo d'Oro (Zlata ulicka) rappresenta senza dubbio uno dei fulcri turistici di Praga: questa stradina dalle minuscole casette colorate, è riuscita a circondarsi di un fitto alone di mistero. Gran parte dell’arcana ambiguità della splendida città mitteleuropea, emana proprio da qui.
Secondo la tradizione, in questa stradina e nella poco distante Torre Mihulka lavorarono gli alchimisti di Rodolfo II e fu proprio agli alchimisti (in particolare agli inglesi Kelley e Dee) che il re chiese di placare la sua enorme sete di superstizione. Al numero 22 del Vicolo dell’Oro abitò per un certo periodo Franz Kafka, il narratore forse più significativo della Praga ombrosa e inquietante.

Da Hradcany si scende a Mala Strana…

MALA STRANA



In ceco Malà Strana significa "Parte Piccola" ed è il nome con cui venne identificata questa parte della città quando nel 1300 gli abitanti si trasferirono a Nove Mesto, la Città Nuova. Le guerre Hussite e il grande incendio del 1541 distrussero la vecchia Mala Strana. Solo dopo questi eventi, quando arrivarono artisti e architetti italiani, il quartiere cominciò ad assumere l'aspetto barocco e rinascimentale che ancora oggi conserva. Da allora Malà Strana è vissuta in una sorta di immobilità che l'ha resa come fuori dal tempo. Non ci sono auto e di sera il quartiere assume un aspetto magico, quasi irreale, dove risuona l’eco di Templari e Gesuiti in una struggente alchimia di atmosfere barocche e dove domina la chiesa di San Nicola che, svetta tra i tetti delle case con la sua cupola verderame.

E scendendo, scendendo arriviamo a Karlûv Most…

IL PONTE CARLO



Magnifico esempio di architettura gotica, Karluv Most, un tempo palco per le condanne dei traditori, è oggi la più romantica passeggiata sulla Moldova. Vera e propria galleria d’arte all’aria aperta, capolavoro metaforico e letterale di impianto medievale intriso di arcani, miti e leggende. Non ultima, la scelta ad arte del momento più propizio per la sua costruzione: l’imperatore Carlo IV pose la prima simbolica pietra il 9 luglio 1357 alle ore 5 e 31 minuti, durante la congiunzione del Sole con il pianeta Saturno, considerata il momento più favorevole dell’anno per l’inizio di qualsiasi attività. Il momento della posa della prima pietra del ponte Carlo venne stabilito dai maggiori astrologi dell’epoca ed è un numero bifronte composto dalle cifre dispari: 1-3-5-7-9-7-5-3-1 (anno-giorno-mese-ora).
Il celebre Ponte Carlo seppe resistere alle numerose inondazioni della Moldava ma quando il sacerdote Giovanni Nepomuceno (*) fu gettato nel fiume, proprio in quel punto crollò l’intera arcata. Inutili i ripetuti tentativi di ricostruirlo: l’opera dei muratori la notte crollava di nuovo. Un costruttore però si incaponì e, dopo una serie di fallimenti, scese a patti col diavolo promettendogli la vita di colui che per primo avesse attraversato il nuovo ponte.
Per risparmiare un’anima innocente, però, pensò di ingannare il demonio liberando, all’alba del giorno dell’inaugurazione, un gallo all’imbocco del ponte. Ma il diavolo fu più furbo: si finse muratore, si precipitò dalla moglie del costruttore e le disse di correre al ponte perché a suo marito era capitato un brutto incidente. Il costruttore non poté fermarla e la notte stessa la poveretta morì insieme al bambino che portava in grembo. Pare che l’anima del piccolo abbia volteggiato a lungo sopra il ponte, emettendo starnuti, a causa dell’umidità, che i passanti riuscivano a udire.
Finché un giorno d’istinto qualcuno gli rispose “Salute!” e inconsapevolmente liberò la giovane anima, che poté finalmente volare in cielo.
(*)San Giovanni Nepomuceto, visse nel '300 alla corte di Venceslao IV, e si dice che fu fatto uccidere dal sovrano per essersi rifiutato di svelare i segreti di confessione di sua moglie. E' sepolto nel Duomo di San Vito, e una sua statua è sul Ponte, da cui venne gettato nel fiume. In quel punto esatto sul parapetto si trova una croce d'oro, toccando la quale si avverano i desideri.

Un’altra storia racconta che le statue del ponte sarebbero dei "protettori di pietra" (dal titolo dell'omonimo racconto di F. Langer), e proteggerebbero i neonati dell'isola di Kampa,
adiacente al ponte, detta l’isola dei Templari con il suo ruscello del diavolo (Certovka) che la separa dalla terraferma, accompagnandoli per tutta la vita, questo in cambio delle cure ricevute per la loro conservazione. L’Isola di Kampa, offre scorci tra i più suggestivi di Praga, qui si trova, ai margini della Moldava, l'ultimo sopravvissuto di una stirpe di mulini ad acqua, attività sulla quale si basava una volta la vita dell'isola.
Frantisek Langer nelle "Leggende praghesi", racconta la storia della spada di San Venceslao che, infissa nelle mura del ponte, proteggeva la città. Se vi fosse stata un'invasione San Venceslao l'avrebbe brandita, decapitando tutti i nemici con un semplice grido. Ma dei bambini se ne impossessarono, e da allora è introvabile. Per questo si dice che i bambini hanno in mano il futuro del paese.

I Vodnik del Ponte Carlo

Il Vodnik è una creatura fantastica ricorrente nel folklore boemo. Viene descritto come una sorta di folletto e raffigurato abitualmente con i colori rosso e verde. Porta un cappello a tuba e una marsina con il lembo sinistro gocciolante. Si tratta di una creatura acquatica, il cui compito è quello di raccogliere le anime degli annegati nella Moldava e custodirle in piccole ampolle di vetro depositate sul fondo del fiume. Può restare fuori dall'acqua solo per brevi periodi; quando il lembo della sua marsina smette di gocciolare deve ritornare al più presto nel suo elemento. Il carattere del Vodnik varia nelle diverse versioni della leggenda. In alcuni casi appare come una creatura bonaria, una sorta di vecchio saggio, che ama intrattenersi nelle birrerie praghesi che sorgono in prossimità del fiume. In altri casi si presenta invece come un essere malvagio e diabolico, che attira i passanti - soprattutto le giovani fanciulle - sulle rive della Moldava per farle annegare. Lo scrittore František Langer racconta nelle sue Leggende praghesi che a Praga ne sarebbero esistiti tre: il signor Josef, il più importante, sarebbe vissuto in prossimità della quarta arcata del Ponte Carlo, il signor Pivoda e il signor Jindrich, in altre zone della Moldava.


Passato il Ponte Carlo, si arriva a Stare Mesto, la città vecchia…

STARE MESTO



La parte di Praga che cominciò ad essere popolata fu Stare Mesto, la Città Vecchia. Nel corso del XII secolo si stabilirono in questa zona della città italiani, ebrei, tedeschi, borgognoni che occuparono lo spazio della Staromestskè Namesti, Piazza della Città Vecchia. I tedeschi vi fondano una chiesa dedicata a San Nicola, patrono dei mercanti. Da quel momento la piazza sarà il cuore della Città Vecchia, che diventerà municipio autonomo nel 1338.
La Staromestskè Namesti, alloggia la statua dedicata al riformista religioso Jan Hus, il municipio, la Casa Kriz, la Casa Mikes e la bellissima Casa del Minuto,
in origine edificio gotico poi ricostruito in epoca rinascimentale, decorata con graffiti ispirati a temi biblici e allegorie della Virtù e della Grande Opera alchemica.

TORRE DELL’OROLOGIO e Il maestro Hanuš



Verso la fine del XV secolo il municipio di Praga incaricò un mastro orologiaio di aggiungere all'Orologio Astronomico, alcuni meccanismi per farlo diventare il più bello d’Europa. Il maestro riuscì in un’opera così unica e preziosa che i consiglieri comunali decisero di accecarlo per evitare che facesse un’opera altrettanto bella in un’altra città. Il maestro morente chiese di poter ascoltare da vicino per l’ultima volta i meccanismi della sua creazione e con il suo assistente si arrampicò fino agli ingranaggi che muovevano l’orologio. Abbassò una leva e questo si fermò. In quel momento Hanuš morì e nessuno, per molto tempo, fu in grado di far funzionare i meccanismi, lasciando così Praga senza il suo orologio.
La torre dell'Orologio, alta 72 metri fu costruita nel 1364.

Al primo piano spicca la splendida cappella gotica di Petr Parler. L’orologio astronomico (Orloj) posto sulla torre del Municipio, è un po’ il simbolo della Praga esoterica, che tanto affascina e seduce l’immaginazione. Icona del passaggio del Tempo, avvolto in misteriose leggende, oggi rappresenta il punto centrale della piazza di Stare Mesto. Vi compaiono figure emblematiche come la Morte, il Turco, l’Avaro, il Vanitoso e i quattro elementi Fuoco, Terra, Aria e Acqua, le statue dei 12 apostoli, i segni zodiacali e 12 scene stagionali che elogiano la vita rurale boema.

IL QUARTIERE EBRAICO



Sempre nella Città Vecchia, si trova il vecchio quartiere ebraico che vide la sua fioritura alla fine del '500 durante il regno di Rodolfo II, grazie alla sua politica tollerante e illuminata. Dopo vicende di ogni genere fu "risanato", cioè definitivamente abbattuto a partire dal 1893, quando si diede inizio alla costruzione di quartieri più moderni secondo un piano urbanistico che ne avrebbe stravolto la struttura.
Nelle sue stradine strette, nei suoi sottopassaggi, nelle sue casupole, la fantasia popolare immaginò un'umanità misera ed emarginata, un'esistenza torbida spesso al limite della legge, presenze fantasmatiche ed esoteriche, che fornirono materiale agli scrittori. Un ambiente del genere diede adito a numerose leggende. Tra queste la presenza del Golem, che, nella versione di Meyrink, si aggirava per le sue strade spaventando gli abitanti e assumendo le forme più diverse.

Il Golem

E' la leggenda più nota, retaggio della Praga ebraica. Si tratta di un fantoccio d'argilla che, secondo quanto di racconta, sarebbe stato creato dal Rabbi Jehuda Löw bar Bezalel nel '500, per utilizzarlo come servo infaticabile e come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Il Rabbi, plasmando della semplice argilla, riusciva a rianimare il Golem scrivendogli sulla fronte la parola EMETH”, cioè “verità”, che in ebraico è sinonimo di Dio. Il venerdì sera, perché il sabato è festivo per gli ebrei e quindi non si lavora, il Rabbi cancellava dalla fronte del gigante la lettera E, lasciando intatto “METH”, che in ebraico significa “morte”, col risultato che il Golem si accasciava inanimato. Questa leggenda ricalca un principio della mistica ebraica, secondo cui il mondo e la vita sono emanazione del nome divino.

Il cimitero ebraico



Il Vecchio Cimitero Ebraico di Praga (in ceco Starý Židovský Hřbitov), fondato nel 1439, è uno dei monumenti storici più significativi dell'antico quartiere ebraico praghese nonché uno dei più celebri cimiteri ebraici d’Europa.
Durante l'occupazione nazista, il cimitero fu risparmiato: le autorità naziste decisero che sarebbe rimasto a testimonianza di un popolo estinto.
È stato per oltre 300 anni, a partire dal XV secolo, l'unico luogo dove gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro morti. Le dimensioni attuali sono all'incirca quelle medievali e nel tempo si è sopperito alla mancanza di spazio sovrapponendo le tombe, perché il cimitero non poteva espandersi fuori dal perimetro esistente.
In alcuni punti si sono sovrapposti fino a 9 strati di diverse sepolture; le lapidi venivano staccate dal suolo, veniva ammonticchiata della terra per una nuova sepoltura, veniva rimessa la vecchia lapide e in più quella nuova a fianco. Non di tutti rimane una lapide.
La densità di lapidi tardogotiche, rinascimentali, barocche, l'una quasi contro l'altra, il silenzio del luogo e la scarsa illuminazione, le pietre sepolcrali sono quasi tutte all'ombra, oscurate dalle fronde degli alti sambuchi (sambuco? Non era il legno della bacchetta della Morte? ;) ) che crescono nel cimitero, creano un effetto unico con un'aura spettrale.
Chiaramente la tomba più visitata è quella di Rabbi Löw, dove i visitatori si fermano a pregare lasciando i tradizionali sassi, oltre a monete e biglietti che esprimono i loro desideri.



Sinagoga Vecchio-Nuova (v.foto sotto titolo paragrafo)
Nelle sue fondamenta vi sarebbero delle pietre provenienti dal Tempio di Gerusalemme, portate in volo dagli angeli.

CASA DI FAUST a Karlovo náměstí 40



In questa casa abitò il mago Edward Kelley che accompagnò a Praga l’alchimista John Dee, invitati entrambi alla corte di Rodolfo II.
Si dice che qui visse il Dottor Faust che, nella sua smania di provare sempre nuove esperienze, fece un patto con il diavolo vendendogli la propria anima. In cambio il diavolo esaudiva tutti i suoi desideri restituendogli perfino la giovinezza. Quando venne il momento di pagare il suo debito con il maligno, il Dottor Faust si accorse che il prezzo era troppo caro e cercò di opporsi, ma il diavolo lo afferrò e lo trascinò con sé passando per il soffitto. La casa rimase a lungo disabitata perché nessuno aveva il coraggio di andarci a vivere, fino a quando uno studente squattrinato decise di usarla come rifugio per la notte. La mattina dopo trovò vicino al letto una moneta d’argento e questo successe anche nei giorni seguenti fino a quando però la moneta d’argento non bastò più e lo studente cercò il modo di ottenerne una d’oro, attraverso lo studio dei libri di magia. Quando un giorno degli amici decisero di andare a trovarlo, videro la stanza tutta in disordine e un grande buco nel soffitto. Il loro amico era sparito…


E qui mi fermo, ma fidatevi, vale veramente un viaggio…



Aliseia
Ary
Aliseia
Ary
Earendil


Edited by Ary64 - 29/2/2012, 18:07
view post Posted: 2/3/2010, 16:58 Le Cattedrali Gotiche - Luoghi magici nel mondo babbano
Questo è un viaggio tra luoghi misteriosi...

LE CATTEDRALI GOTICHE
e
i misteri che le accompagnano





Si narra che i Cavalieri Templari presero possesso, al di sotto delle fondamenta del Tempio di Salomone a Gerusalemme, di conoscenze magico-cabaliste che risalivano al tempo degli Egizi: secondo alcuni esoteristi, essi ritrovarono il testo in aramaico del celebre "Libro delle Leggi Divine dei Pesi e delle Misure", il cui originale egiziano era scritto in geroglifico e fu usato da Ramses II per l'edificazione del Tempio di Karnak a Luxor. Tale libro secondo lo storico Manetone proveniva direttamente dai simboli sacri tracciati sul bianco calcare di Tura del rivestimento delle Piramidi di Giza, che essendo prediluviane probabilmente descrivevano le conoscenze delle civiltà anteriori allo scioglimento dei ghiacci 12 mila anni fa! Mosé, secondo Manetone, le aveva sottratte assieme all'Arca dell’Alleanza. Conoscenze avanzatissime, ad esempio, per quanto riguarda le strutture megalitiche. Il quadro che emerge da queste considerazioni è decisamente interessante dal momento che, le conoscenze che i Cavalieri Templari appresero dal Libro, le avrebbero fornite ai costruttori di cattedrali.

Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli e codici particolari, avrebbero potuto comprendere. Infatti la grandiosità, l'imponenza e tutta una serie di misteri non risolti hanno fatto diffondere attorno alle cattedrali gotiche numerose leggende legate a figure ed oggetti leggendari della storia del Cristianesimo, dai Cavalieri Templari al Santo Graal.

Furono costruite improvvisamente in Europa, intorno al 1128 (cattedrale di Sens), proprio dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Terrasanta, con una maestria costruttiva, tecnica e architettonica, completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. I piani di costruzione e tutti i progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale, riscontrabile, ad esempio, nei contrafforti esterni che esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l'alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo.
Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.




Inoltre vennero costruite su luoghi già considerati sacri al culto della "Grande Madre"(1), ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo; molti di questi luoghi inoltre sono dei veri e propri nodi di correnti terrestri, ossia punti in cui l'energia terrestre è molto forte (grandi allineamenti di megaliti). Hanno pianta a croce latina: la croce "é il geroglifico alchemico del crogiuolo" (Fulcanelli), ed è nel crogiuolo che la materia prima necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in un qualcosa di più elevato.

Sono adornate da un gran numero di statue o bassorilievi raffiguranti figure altamente simboliche e simboli magici ed esoterici, che poco hanno a che vedere con la loro funzione di chiese cristiane ed hanno un particolare orientamento in modo che il fedele, entrando nell'edificio sacro, cammini verso l'Oriente, cioè verso la Palestina, luogo di nascita del Cristianesimo.

Ciascuna cattedrale è dotata di una cripta in cui, secondo alcune tradizioni, sarebbero nascosti degli oggetti sacri molto importanti (ad esempio si dice che in una delle cripte della Cattedrale di Chartres sia custodita l'Arca dell'Alleanza, e che quando questa cripta sarà scoperta la cattedrale crollerà al suolo). Ma le cripte sono legate ad un altro elemento molto misterioso: le "Vergini Nere", statue o bassorilievi, che raffigurano appunto la vergine Maria, con la particolarità della carnagione scura. E' da sottolineare la relazione tra le statue di Iside (2), la divinità egizia corrispondente alla dea greca Gea ("la Terra"), che venivano custodite nei sotterranei dei templi egizi, con le Vergini Nere, anch'esse collegate al culto della Terra, diffuso in tutta l'Europa. La stessa Madonna sarebbe la cristianizzazione di questa figura troppo radicata nell'immaginario popolare, da poter essere estirpata del tutto. Per questo, i costruttori delle cattedrali gotiche, che anche in altri particolari (ad esempio quello di erigere le cattedrali sui luoghi sacri alla Grande Madre) si erano dimostrati legati a tale culto, avrebbero colorato in modo diverso il volto della Vergine cattolica, affinché coloro che "sapevano" avrebbero facilmente compreso di chi si trattasse realmente .

Uno dei simboli maggiormente presente nelle cattedrali è il labirinto che sta ad indicare la via che l'uomo deve percorrere per conseguire l'iniziazione. Rappresenta anche il cammino di fede: dall'esterno, seguendo un tortuoso percorso, si arriva al centro.
Il labirinto della Cattedrale di Chartres ha un diametro di dodici metri e il percorso si snoda per duecento metri. I pellegrini dovevano percorrere in ginocchio il labirinto, sul pavimento del presbiterio, per andare al loro "centro".

Per saperne di più sui labirinti: http://utenti.quipo.it/base5/combinatoria/labirchartres.htm


Cattedrale Notre Dame de Chartres (Francia)






Costruita dai monaci cistercensi, la Cattedrale di Notre Dame a Chartres è uno dei capolavori dell’architettura gotica. La Cattedrale è stata costruita a partire dal 1135 e terminata pochi anni prima che venisse posta la prima pietra di Castel del Monte (1240 circa) (3).



Quindi il curioso allineamento tra Chartres, Castel del Monte e la piramide di Cheope è stato voluto da chi ha voluto erigere l’ultima di queste costruzioni. Cioè Federico II con Castel del Monte.
Ma questo vuol dire che, probabilmente l’Imperatore conosceva – grazie ai monaci cistercensi – i segreti che la grande cattedrale francese celava. Segreti che, ancora una volta, sembrano richiamare la geometria sacra ben conosciuta dagli architetti dell’Antico Egitto
E quei segreti, forse, erano stati fissati nella pietra, nel nord della Francia, alcuni secoli prima. Infatti, l’attuale cattedrale è stata eretta sul luogo dove in precedenza sorgeva un altro tempio, risalente, pare, all’800 a.C.
Ma prima di affrontare nel dettaglio le relazioni che legano Chartres alla Grande Piramide, cambiamo punto di osservazione e guardiamo la Francia del Nord dall’alto. Il nostro scetticismo di uomini del Duemila sta per scontrarsi contro una coincidenza apparentemente inspiegabile…
Se alcuni studiosi hanno cercato di vedere le cose dall’alto, altri hanno preferito concentrarsi sull’interno delle costruzioni, cogliendo alcune importanti analogie: ad esempio se a Castel del Monte, tra le altre cose, il numero 111 torna anche come perimetro in cubiti egizi del cortile interno, (per l’esattezza 111/11) lo stesso numero lo ritroviamo a Chartres sia pure in metri: la navata del tempio è lunga 74 metri (centimetro più, centimetro meno) mentre il coro, che la interrompe appunto dopo 74 metri, è lungo 37 metri. 74+37 dà, appunto 111.
Ovviamente il 111 può essere ottenuto in molti modi diversi (110 + 1; 100 + 11; 97 + 14…). Ma l’indizio che la presenza di 74 e 37 non è casuale è data dal fatto che 111: 3 dà 37 mentre 37 x 2 dà 74. Insomma, 37 e 74 sono, rispettivamente, un terzo e due terzi del numero sacro 111.
E’ poi interessante notare che sempre 37 metri è alta la volta della Cattedrale e 37 metri è profondo il cosiddetto pozzo dei "Santi Forti", posto sotto la Cattedrale.

Ma perché uomini di tanto tempo fa dovevano diventare matti a riprodurre, sotto varie forme, alcune proporzioni fisse? Perché, a livello simbolico, riprodurre forme, misure e ritmi cosmici negli edifici sacri voleva dire cercare di riprodurre in Terra e in piccolo la grande armonia celeste. Insomma, dei piccoli Microcosmi che dovevano riprodurre e rappresentare il Macrocosmo e, con esso, la perfezione di Dio.
Si è parlato di "forme", "misure" e "ritmi" e abbiamo visto attraverso l’uso di figure geometriche precise e del ricorrere di numeri e proporzioni cari alla geometria sacra. Ma ci sono anche i "ritmi" dell’universo. Come venivano rappresentati questi "ritmi"?
Ad esempio, attraverso lo sfruttamento della luce del sole in giorni precisi dell’anno. La Piramide di Cheope ha alcuni condotti che secondo alcuni sono orientati in modo tale da far entrare all’interno i raggi di sole in giorni particolari. Ugualmente, l’ombra proiettata dalla Piramide in occasione del solstizio d’inverno rispetterebbe precise proporzioni.
Ugualmente le torri di Castel del Monte proiettano ombre precise in certi giorni: in occasione di quello d’autunno, a mezzogiorno, la lunghezza delle ombre corrisponde alla lunghezza del cortile interno, poi l’ombra si allunga fino ad indicare la circonferenza delle mura che anticamente circondavano il castello stesso; senza contare che in occasione del solstizio d’estate, un raggio di sole attraversa la finestra sopra il portale principale per andare a "colpire" un rettangolo posto su una parete del cortile interno.

E a Chartres? Qui, i frati cistercensi non sono stati da meno. Due esempi: il primo è nella vetrata di Sant’Apollinare, nella quale esiste un foro attraverso il quale il 21 giugno, a mezzogiorno, un raggio di sole va a colpire una mattonella metallizzata.
Ma ancora più significativo il fatto che la mandorla del rosone occidentale, rappresentante la Vergine, ad agosto sia attraversata da un raggio di sole che va a proiettarsi sulla rosa posta al centro del labirinto che è in questa cattedrale, come nelle altre cattedrali francesi chiamate a rappresentare la costellazione della Vergine.
Oggi il fenomeno si verifica verso il 20 del mese ma si è calcolato che in origine il tutto accadeva il 15 d’agosto, il giorno dedicato alla Madonna. L’attuale scarto è dovuto al progredire del moto processionale dal Medioevo ad oggi.
Secondo alcuni ricercatori questo labirinto richiama, una volta di più, all’Antico Egitto. Infatti, ricorrerebbero in questo labirinto le complesse proporzioni che l’egittologo Schwaller de Lubicz ha individuato nei più importanti templi egizi.

Ma se anche così non fosse, questo labirinto è interessante per il fatto che il numero delle pietre pavimentali che lo compongono è uguale al numero dei numeri della gestazione e il fatto di percorrerlo rappresenta un percorso iniziatico: dall’esterno fino al centro si cresce spiritualmente fino a "nascere" a nuova vita. Non a caso questo labirinto era chiamato anche "Percorso di Gerusalemme".
Le allegorie si sprecano e hanno spesso al centro la figura della Vergine cui non a caso la cattedrale è dedicata.
Una antica cronaca riferisce che qui, in età precristiana, esisteva un tempio consacrato dai druidi celti ad una Vergine che lì avrebbe partorito. Sembra che in quel tempio fosse custodita una statua venerata dalle popolazioni celtiche. Una statua che ricordava la figura di Iside. Una figura di colore nero. E in Europa sono almeno 500 le raffigurazioni di "Madonne nere". Due di quelle madonne nere sono a Chartres.

Note a margine

(1) Grande Madre e le Madonne (Vergini) Nere

Grande Madre (Venere)

I primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti intenti a venerare una figura femminile nell'atto di dare alla luce un bambino e spiegarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un'immagine della Madonna e loro erano già cristiani.

Sul luogo sacro venne costruita una chiesa, e l'idolo pagano, trasferito al suo interno, si trasformava automaticamente in una rappresentazione cristiana; per giustificare la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria, i teologi coniarono un termine "Prefigurazione della Vergine".

I luoghi di culto della Grande Madre nel nostro continente sono molteplici; le rappresentazioni della Dea si trovano quasi tutti in superficie ma, gran parte di esse, erano poste originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire.

Proprio dalla Grande Madre derivano probabilmente le celebri "Vergini Nere", le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari.
Con un'operazione nota come "sincretismo", la stessa per cui agli dèi del voodoo di Haiti sono stati associate le immagine dei Santi cattolici importate dai missionari, la Grande Madre pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni.
Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Grande Madre, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri.

Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari, Venezia; in Francia addirittura novantasei. Le più famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier.

Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un'improvvisa "illuminazione" mistica.
Inoltre, nel culto della Madonna rivive in modo concreto il culto pagano di Iside, che fu per due secoli la "Santa Madre" del mondo antico. Iside "che tutto vede e tutto può, stella del mare, diadema della vita, donatrice di legge e redentrice" era la donna divinizzata (culto ripetuto anche in altre mitologie). La si rappresentava come una giovane donna, inghirlandata dal loto azzurro della luna crescente, col figlioletto Horus tra le braccia. Non poche statue di Iside furono trasformate più tardi in immagini della Madonna. Anche i Druidi (sacerdoti pagani) onoravano la statua in legno di una donna, rappresentante la fecondità.



(2) Iside con in braccio Horus

La Dea è spesso indicata come la "divinita’ dai mille nomi" , infatti Cerere , Epona , Amaterasu , Ishtar , Artemide , Diana , Demetra sono solo alcuni dei tanti nomi con i quali Dea Myrionyme (la dea dai mille nomi appunto) e’ conosciuta. La stessa parola Myrionyme ricorda da vicino Myrion , il nome di "Maria" , la vergine cristiana creando così strani e non del tutto ingiustificati accostamenti.


(3) CASTEL DEL MONTE

All'interno del cortile c'era una vasca ottagonale monolitica che serviva per contenere l'acqua; sotto il cortile vi era una cisterna grandissima. Su cinque delle otto torri c'erano cinque cisterne pensili collocate proprio su quelle torri dove c’erano i servizi igienici. Le cisterne raccoglievano l’acqua e quando erano troppo piene c’era un troppo pieno che scaricava fuori. Il terrazzo del castello è fatto a dorso d’asino: l’acqua che scorreva verso l’esterno riempiva queste cisterne, l’acqua che scorreva verso l’interno riempiva la cisterna situata sotto.

Federico II ordina la costruzione del castello nel gennaio del 1240 e muore nel 1250: c'erano dieci anni di tempo per terminare la costruzione del castello. Alla costruzione del castello hanno lavorato maestranze altamente qualificate come dimostrato dalla costruzione architettonica che è un gioiello di matematica. Le pareti del piano superiore erano tutte rivestite di marmi preziosi che sono stati rubati assieme a sculture e bassorilievi. La manodopera sarà stata verosimilmente sistemata all'esterno del castello in quella che doveva essere una tendopoli. Federico II negli anni 1239-1240 "non aveva il becco di un quattrino" e fu costretto a sospendere tutti i lavori in corso non potendo pagare le maestranze. Successivamente confiscò i beni della chiesa e secondo alcuni fu costretto a battere moneta di cuoio perché non aveva più argento.

D'altronde un castello costruito da Federico II sarebbe stato costruito con criteri tipici delle strutture di difesa, mentre la scala a chiocciola all’interno del castello gira verso sinistra contrariamente alle scale a chiocciola dei castelli militari che girano verso destra, per non agevolare chi sale con la spada in mano. Ciò dimostrerebbe che Castel del Monte non è un castello di difesa ma un edificio costruito per finalità di pace.

In quel momento storico particolare in Puglia vi era una presenza molto massiccia dei Cavalieri Templari, i monaci guerrieri i quali erano padroni di tutta la Puglia come dimostrano le numerose testimonianze dal Foggiano al Leccese. La Puglia era una delle dieci province dei Cavalieri Templari disseminate dal centro Europa fino al medio Oriente e in più la Puglia a quel tempo era la cerniera tra oriente e occidente. In tutti i porti vi era a quell’epoca un traffico di guerrieri e pellegrini che andavano a visitare il Santo Sepolcro. I Cavalieri Templari avevano "tanti quattrini" e delle vocazioni esoteriche molto pronunciate, le loro costruzioni le facevano preferibilmente ottagonali. Quindi si potrebbe ipotizzare l’aiuto dei Cavalieri Templari nella costruzione di Castel del Monte.

Alcuni dicono che i Cavalieri Templari abbiano voluto costruire un monumento che fosse la sintesi delle tre religioni monoteiste.
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